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Il Forte La Carnale: la sua storia tra luci e ombre

Quanti salernitani ricordano, all’interno delle iniziative culturali di “Salerno Porte Aperte” di circa un ventennio fa, il numero degli itinerari presenti nel centro storico del Capoluogo e nelle zone limitrofe? Davvero se ne contavano diverse decine e di questi uno era dedicato al Forte la Carnale nel quartiere Torrione.

Ricordo che la struttura era presente in “ Passeggiate Salernitane” del 1994 e in “Monumenti a Porte Aperte” dell’anno successivo. Con mio grande rammarico scopro addirittura che tale monumento storico da diversi anni non è più fruibile e non fa più parte degli itinerari turistici. In realtà la struttura è gestita da un’azienda privata che da anni vi svolge attività di ristorazione, bar, intrattenimento, musica e mostre, sfruttando le sale polifunzionali presenti al suo interno e lo stupendo terrazzo con affaccio sul Golfo di Salerno; tutte iniziative circoscritte al periodo estivo, per cui il monumento risulta praticamente inaccessibile durante gli altri mesi, nonostante la volontà espressa dalla stessa azienda di realizzare visite guidate per i turisti che visitano la nostra città in primavera o nei periodi più freddi dell’anno.
Del Forte la Carnale poche sono le informazioni storiche conosciute. Andiamo, quindi, a ritroso nel tempo di circa 500 anni, allorquando per volontà di Don Pedro da Toledo , durante il Viceregno spagnolo, si progettò un sistema razionalizzato di fortificazioni, disposte sempre in comunicazione visiva e suddivise in quattro tipi a seconda delle funzioni svolte: Semaforiche, di Avvistamento (che disponevano di un presidio armato), di Sbarramento, (disposte sul litorale o alla foce dei fiumi anch’esse munite di presidio) e Cavallare, dove messaggeri a cavallo potevano avvertire il castello o la fortificazione più vicina in caso di attacco o di incursioni saracene. Il Forte la Carnale è una torre cavallara realizzata nel 1563 dal Vicerè Parafan de Ribeira. La collina sulla quale si erige la Carnale aveva una notevole importanza militare sia dal punto di vista di osservazione che come luogo di sbarramentto, esterno alla cerchia delle mura urbane. Il suo nome deriva da una battaglia tra i longobardi e i saraceni avvenuta prorprio in quei luoghi nell’anno 872, conclusasi con una carneficina (Carnale) dei saraceni stessi. Nel 1647 Ippolito di Pastina , il “Masaniello” salernitano , dislocò il comando popolare proprio nella Carnale, durante la rivolta contro i soprusi e le angherie degli spagnoli. Qualche anno dopo nel 1764 , durante una carestia, fu luogo di raccolta di moltissimi morti. Nell’800 il forte assunse il nome di “Forte San Giuseppe” e subì alcune trasformazioni: venne munito di cannoniere e il torrino di avvistamento venne sostituito da un più piccolo corpo a tre cellette e da una terrazza antistante. All’epoca fu sfruttato principalmente come osservatorio di manovre militari e fino al 1924 come deposito di munizioni e per tale motivo è ancora tutt’ora denominata anche “Polveriera”. Numerosisime rappresenzazioni cartografiche di Salerno, riportano immagini della Carnale: tra le più antiche ricordiamo quella di Angelo Rocca del 1584, presente nella Biblioteca Statale Angelica di Roma. E’ questo un disegno di particolare interesse dove è possibile ricostruire l’urbanistica dell’epoca e l’individuazione dei singoli edifici religiosi e le strutture difensive rappresentate con particolare minuzia, tra cui , appunto , il Forte la Carnale sulla destra in prossimità della foce del fiume Irno.

E’ ben rappresentato nella tavola Pinto “Salerno assediata dai francesi” di Scipione Galiano del 1653, in cui la torre cavallara è posta sempre sulla destra e denominata la “Carnale” ed è anticipata sul litorale da un lungo rivellino antemurale.

Altra sua rappresentazione la troviamo nella vista a volo d’uccello frontale di Salerno del Pachinelli del 1703, con il Torrione posizionato forse un po’ troppo in alto di quanto non sia effettivamente.

Qualche anno dopo Thomas Salmon rappresenta Salerno nel 1763, dove anche in questo caso il Forte viene configurato in posizione troppo alta.

Lo ritroviamo denominato “il Torrione” nella tavola idrografica dell’inglese Wiliam Haether del 1802,
nella tavola di Rizzi Zannoni del 1809 legata all’Atalnte Geografico del Regno di Napoli dove viene ancora denominato come “il Torrione“.

Tra le pitture ad olio dell’inizio dell’800 ritroviamo quella dell’olandese Pitloo che rapprenta la Carnale nel 1837 immersa in un paesaggio marino con la linea di costa sulla destra e i pioppi lievemente oscillanti per la brezza marina.

Tra le vedute romantiche di Salerno ricordiamo quella del Pezolt del 1840, dove oltre alla città vista da un altopiano posto ad ovest del Convento di Santa Teresa, sulla sinistra s’intravede la sagoma della collinetta e del Forte.

Nel 1842 Achille Gigante disegna il Torrione attraverso un’acquaforte con in lontananza la città.

A parte i fasti del passato, forse il periodo più buio per la torre della Carnale è quello relativo agli anni ’50 dello scorso secolo. Era l’epoca dell’espansione della città verso la zona orientale, delle grandi speculazioni edilizie, delle grandi promesse rivolte alla valorizzazione del territorio orientale della città a fini principalmente turistico-alberghieri, che volevano trasformare l’area in un polo di attrazione balneare simile a quelli della riviera adriatica o ligure. Con il Piano regolatore Generale Marconi-Scalpelli-Marano del 1958,

si voleva rilanciare la Salerno del futuro dimenticandosi però della storia e delle sue opere architettoniche di alto valore. All’epoca si parlava, addirittura, di realizzare una sorta di spianata sulla collina della Carnale, senza curarsi affatto della torre che la caratterizzava. Mentre il Comune era intenzionato a comprare l’area Demaniale della collinetta del Torrione, la Diocesi salernitana ipotizzava la realizzazione di una grande chiesa (Santa Maria ad Martyres) proprio su tale spianata e commissionò all’Arch. Scalpelli un progetto di massima.

Si ipotizzarono in un secondo momento un Centro assistenziale caritatico, una scuola di perfezionamento per medici condotti a servizio del centro sociale caritativo e una piccola cappella per i ricoverati.

Il tutto per fortuna non è andato mai in porto ma di certo rimane l’amarezza di un’epoca in cui il rispetto per i monumenti storici era praticamente sconosciuto e in realtà si pensava solo ed unicamente ad investire per trarne profitto.
Negli ultimi anni l’area antistante la Carnale è stata sottoposta a d un intervento di riqualificazione del giardino sottostante e del suo chioschetto.

Testi e immagini di Daniele Magliano

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