Giovedì 8 ottobre 2020 si è tenuta, a Roma, in Piazza MonteCitorio, la manifestazione “No Enpaf Obbligatorio”, promossa dal comitato “No Enpaf”.
L’iniziativa ha avuto il fine sensibilizzare l’opinione pubblica sull’obbligatorietà della contribuzione dell’Enpaf. «Lo scopo di questa protesta – si legge in una nota del comitato organizzativo – è quella di chiedere l’abolizione dell’Art. 21 della legge 233 del 1946 che obbliga tutti i farmacisti iscritti all’Albo all’iscrizione d’ufficio all’Enpaf (Ente di previdenza e assistenza farmacisti)».
La protesta, indetta dal Comitato No Enpaf, arriva in un momento in cui l’insoddisfazione della categoria è al culmine.
Da troppi anni ormai Enpaf gestisce i risparmi dei farmacisti obbligatoriamente iscritti all’ente facendosi scudo di un’anacronistica legge di 74 anni fa (art.21 L.233/46).
Le leggi sono fatte per essere rispettate ma, quando queste danneggiano i lavoratori e i disoccupati, le stesse leggi possono e DEVONO essere riviste e abrogate: è questo il caso in questione.
A Giugno 2020, in seguito alla interrogazione parlamentare dell’On. Chiara Gribaudo (PD), il Sottosegretario di stato al Lavoro e Politiche sociali, On. Stanislao Di Piazza, ha sottolineato quanto
segue:
“le questioni oggetto del presente atto relative all’obbligatorietà dei versamenti contributivi e alla impossibilità di cumulare o totalizzare la contribuzione versata dai farmacisti silenti
implicano una revisione dell’attuale rapporto contributivo obbligatorio tra l’ENPAF ed i propri iscritti che trae origine da una norma di rango primario e cioè l’articolo 21 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato del 13 settembre 1946, n. 233, richiamato nello Statuto.
Abbiamo raggiunto il dr. Rocco Somma, Tesoriere dell’Ordine dei Farmacisti di Salerno.
” Non posso che evidenziare che la risoluzione delle problematiche sollevate potrà essere affrontata eventualmente attraverso un intervento normativo.
Anche agli occhi delle autorità competenti il regolamento Enpaf appare anacronistico e vessatorio verso i farmacisti più deboli (in particolare disoccupati e neolaureati).
Effettivamente, il comitato No Enpaf vuole accompagnare il percorso che porterà al disegno di legge e alla sua approvazione con questa manifestazione che darà voce a:
– farmacisti dipendenti che non sono più disposti a pagare per due previdenze con un’unica retribuzione
– farmacisti disoccupati che dopo 5 anni di disoccupazione devono pagare 2.300 euro l’anno, se vogliono rimanere iscritti all’Albo per essere disponibili al mondo del lavoro
– farmacisti con Partita IVA che, indipendentemente dal reddito, pagano all’Enpaf la quota intera (4.559€/anno)
– farmacisti “silenti” che negli anni hanno pagato contributi all’ente ma che, per motivi diversi,
non avranno un ritorno economico ai fini pensionistici
– farmacisti neolaureati e stagisti che, pur in possesso della condizione di lavoratore dipendente,
non riescono ad ottenere la riduzione che gli spetta e sono costretti a pagare quota intera (4.559€/anno).
Porteremo avanti questa battaglia per una giustizia previdenziale con determinazione, perché la vera tutela del lavoro è imprescindibile dalla tutela previdenziale.
Maria Rosaria Voccia