1° MAGGIO, ACLI: IL LAVORO FORMA L’ITALIA
La Festa dei lavoratori cade quest’anno in una situazione drammatica per il nostro Paese.
All’emergenza sanitaria, scandita dai numeri dei morti e dei ricoverati, si somma l’emergenza sociale con centinaia di migliaia di imprese e attività ferme, milioni di lavoratori in cassa integrazione, disoccupati e, soprattutto, nuovi poveri.
Se guardiamo al passato – dichiara Gianluca Mastrovito, Presidente provinciale Acli Salerno – l’immagine che abbiamo di fronte è quella dell’Italia uscita dalla II Guerra mondiale: un Paese prostrato e sconfitto che ritrovava però la sua unità intorno alla Carta Costituzionale per iniziare la ricostruzione.
Anche oggi abbiamo bisogno di ripartire dalla Costituzione, proprio dalle sue righe iniziali: è il legame con il lavoro che fonda l’Italia, che dà una forma alla nostra vita quotidiana personale e collettiva.
Vorremmo tenere aperte le fabbriche e gli uffici – continua Mastrovito – non solo per non ridurre troppo il Pil, non solo per guadagnarci lo stipendio necessario, ma anche perché sentiamo di essere liberi e in relazione con gli altri, finché riusciamo ancora a lavorare. Questa è una dimensione ed una vocazione del lavoro.
Dobbiamo contemporaneamente intervenire sull’emergenza e progettare il futuro del Paese, gettando le basi per un nuovo piano di crescita e sviluppo. Va fatto un investimento vero sulla scuola e sulla formazione, perché lavoreremo in un contesto mutato e ancora condizionato dall’esistenza del virus.
Il mercato del lavoro sta cambiando, proiettato sempre di più verso nuove forme, tra cui lo smart working, come dimostra l’esperienza di questi mesi, e in generale il ruolo della tecnologia, come dimostrano le applicazioni dell’Industria 4.0.
In questo contesto dovremo monitorare con attenzione i più deboli e i più fragili. Il distanziamento fisico rischia di trasformarsi in distanziamento economico, poi sociale e infine umano. In questo tempo che i beni relazionali, tanto derisi dagli economisti e dai politici in tempi ordinari, si sono mostrati essenziali come e più delle merci. La solitudine forzata, ci ha insegnato il valore e il prezzo delle relazioni umane, la distanza superiore al metro ci ha svelato la bellezza e la nostalgia delle distanze brevi.
Nel 65esimo dell’istituzione della Festa di San Giuseppe – conclude Mastrovito – vogliamo riappropriarci della sacralità del lavoro, facendo nostre le parole di Papa Francesco: “il lavoro ci unge di dignità, ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere sé stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione”.
Solo attraverso il lavoro potremo riallacciare i legami delle nostre comunità, rifondare il patto sociale e far ripartire l’Italia. Lo faremo assieme a tutte le organizzazioni che hanno a cuore il destino dei lavoratori, a partire dalle organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil, di cui condividiamo il documento e la campagna di informazione.
Redazione