Rubriche

#Love4Jazz: Pasquale Innarella, un sassofonista free-jazz dallo spessore internazionale

Scrivere di Pasquale Innarella, dire di un personaggio eccentrico quanto semplice ed inserito a pieno titolo nel mondo del jazz, non è impresa tanto facile. Innarella è innanzitutto un sassofonista conosciutissimo nel free-jazz italiano e non a caso anche in quello internazionale. Possiamo, quindi dire di stare scrivendo di un altro personaggio che rappresenta l’orgoglio della musica jazz ‘made in Campania’. Una regione, la nostra, che – non a sorpresa – sforna moltissimi rappresentanti di quella musica che un tempo veniva definita ‘di nicchia’. Di un Albert Ayler, un Anthony Braxton o addirittura un Ornette Coleman odierno. Il jazz, finalmente oggi è l’anima di quel modo di fare musica contrassegnata dalla continua ricerca, esperimenti e contaminazioni. Potremmo dire che è proprio per questo che jazz e free-jazz hanno trovato terreno fertile anche nell’animo in chi non trovava il punto di riferimento giusto.

Pasquale Innarella

Il fenomeno degenerativo

Oggi la musica in generale si vede bombardata da fenomeni degenerativi della ‘dance’ che era valida nei grandissimi anni ottanta. La degenerazione continua anche negli stadi dove il popolo delle note suonate su palchi immensi, vede i giovani non capirne il senso. In queste occasioni, sia nel rock che nella musica leggera si notano le giovani leve pronte a prestare attenzione più a quello che dovranno pubblicare sui social network … giusto per attestare la loro presenza in un luogo. Poco, però hanno capito di quanto i musicisti hanno espresso e trasmesso suonando dai palchi. Purtroppo il fenomeno degenerativo registra un trend in ascesa ed occorrerà trovare rimedi per evitare la fine.

Irpino di nascita

Pasquale Innarella, musicista diventato, con il passare degli anni, riferimento del jazz italiano, nasce a Lacedonia, a due passi da Aquilonia (città natale di Antonio Onorato e del quale è cugino di primo grado). Viene da una landa dell’Irpinia orientale, vicina sia alla Lucania che alla Puglia.

Oggi Innarella vive in maniera stabile nella capitale, ed è lì, in quella città e specialmente nella famosa Casa del Jazz che mette fuori il grosso dei suoi interminabili lavori, anche con musicisti spesso diversi.

Per il cugino Antonio, che veniva da un mondo rock-blues, il noto sassofonista assume anche il ruolo di ‘guida spirituale’, riuscendo a trasmettergli una nuova passione: il jazz e la caparbietà (sua dote indiscussa), fece sì da instradare Onorato, attuale bandleader della neapolitan power.

Il sassofonista lacedoniese Innarella, nato nel nostro Sud, sassofonista tenore, soprano, compositore e didatta,   muove i primi passi ad undici anni, suonando il sassofono con la locale banda musicale e nelle orchestre da ballo. Nell’ottantaquattro si trasferisce a Roma dove un gruppo di musicisti africani, senza permesso di soggiorno, gli offrono il primo lavoro come sassofonista suonando con un gruppo musicale di Afro Beat per due anni nel loro Club Karamba. Frequenta, nell’ ottantasette ed ottantotto, i seminari jazz di Roccela Jonica tenuti da Gianluigi Trovesi e nell’ ottantotto frequenta i seminari di Siena Jazz tenuti da Claudio Fasoli, Franco D’Andrea e Enrico Rava. Ma resta fondamentalmente un autodidatta.

Ha registrato all’Avana un disco con i fiati degli Irakera, e tre trasmissioni televisive con musica dal vivo ed interviste per la trasmissione “A Todo Jazz” della televisione Cubana. Ha partecipato e partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive, Rai, In modo particolare alle trasmissioni dedicate al  Jazz di Rai Radio Tre. Ha tenuto per diversi anni laboratori di Jazz e di improvvisazione nella scuola popolare di musica di Villa Gordiani e nella scuola di musica di Testaccio di Roma. Pasquale Innarella è indicato da molti musicisti e da alcuni critici come il fondatore della nuova corrente del jazz sociale, seguendo didatticamente e stimolando in maniera significativa la creazione di brass band come Titubanda, Pink Puffers ed altre band romane dal 1998 in poi.

Il progetto BandaRustica

Dal duemilauno è impegnato didatticamente alla realizzazione di  BandaRustica: « … un’ensemble di musicanti jazz. BandaRustica oggi è formata da quaranta ragazzi della periferia sud est di Roma.  Ha visto passare al suo interno quattrocento ragazzi circa, tra questi molti difficili ma di questi, alcuni (nove per l’esattezza) hanno intrapreso studi musicali presso i conservatori, altri sono stati educati al jazz ed oggi suonano per il loro solo divertimento e frequentano spesso sale da concerto e jazz clubs».

La BandaRustica di Innarella, nel duemilasei suona per Peter Gabriel in Campidoglio.

Il 5 dicembre duemilasei tiene un Workshop dedicato ad ance ed improvvisazione con ottima affluenza di studenti, workshop condiviso con Paolo Fresu che si occupava di ottoni e improvvisazione. Una masterclass sul percorso artistico di John Coltrane a 40 anni dalla sua prematura scomparsa viene tenuta nel marzo dell’anno successivo al Conservatorio di Avellino.

Pasquale Innarella è indicato da molti musicisti e da alcuni critici come il fondatore della nuova corrente del jazz sociale, seguendo didatticamente e stimolando in maniera significativa la creazione di brass band come Titubanda, Pink Puffers ed altre band romane dal 1998 in poi.

Dal duemilaundici ha fatto concerti con Butch Morris utilizzando il sistema della Conduction. Nei due anni successivi, partendo dalla conduction appresa con Butch Morris, incrementa e rivisita il sistema dedicando maggiore spazio alla musica improvvisata nelle sua varie forme, tonale, modale e aleatoria, elaborando un sistema del tutto personale di trasmissione ai discenti che utilizza oggi nei workshop che realizza.

Gli anni recenti sono quelli maggiormente dedicati ai workshop ed alle tournée con la Minafric Orchestra e con il Pasquale Innarella 4tet, lavorando principalmente su musiche scritte appositamente per il proprio quartetto e suonando musiche del jazz sudafricano dell’apartheid portato dai rifugiati politici a Londra negli anni sessanta e settanta, concerti prevalentemente tenuti nei festival tedeschi e nelle Capitali europee. È stato poi insegnante di sassofono jazz al Conservatorio di Salerno ‘Martucci’ ed ora è al Conservatorio di Roma

Il disco Migrantes

L’ Innarella 4tet propone brani jazz dello stesso sassofonista, strutturati ed eseguiti nel linguaggio della new thing e del jazz contemporaneo, di conseguenza nel repertorio convivono brani tonali, brani modali, canzoni e free jazz. Il sound del gruppo è caratterizzato dall’impasto timbrico tra il sax tenore dal suono grumoso e materico di Innarella e dal timbro dolce ed aulico del vibrafono di Francesco Lo Cascio. Il tutto sostenuto dalla fantasiosa e puntuale batteria di Roberto Altamura  e dal contrabbasso solido e possente di Pino Sallusti.

Il sound ricco e coinvolgente che ne deriva è il frutto di una laboriosa ricerca empatica effettuata dal gruppo sia durante le prove che durante i molti concerti tenuti. La variegata tavolozza timbrica del quartetto prende le mosse dalla diversità espressiva dei singoli musicisti e dalla loro lunga esperienza come musicisti Jazz. La musica che ne emerge è un ricco caleidoscopio di suoni con le radici saldamente piantate nel solco del Jazz.

Tutti i brani del disco Migrantes sono stati scritti per raccontare in musica le emozioni e le sensazioni di momenti importanti che qualsiasi persona che decide di emigrare vive. Eccone la descrizione brano per brano:

1) Oriental Mood è  il brano della solitudine e del momento in cui una persona decide di partire ed affrontare l’ignoto.

2) Indaco è il colore che attribuiva al cielo dell’America un vecchietto che tornò dall’ America a Lacedonia e mi raccontava con dovizia di particolari la sua vita di emigrante.

3) Arteteke  racconta della vivacità dei bambini che giocano ridendo e scherzando nel corridoio di un treno pieno zeppo di emigranti con le valige di cartone che vanno al nord.

4) I gò  – il momento della riflessione, nella solitudine della sera da soli a riflettere sulle difficoltà della propria vita.

5) Yekermo Sew di (Mulatu Astatke) è un brano non scritto da me. Ha suoni e timbri dell’Africa moderna, brano che, spero, crei riflessione sulla odierna emigrazione Africana.

6) A Quattro Piedi – il momento della festa la sera prima della partenza, il brano è scritto su un ritmo di danza popolare contadina del sud Italia.

7) Migrantes – brano che è dedicato a tutte le persone del mondo che hanno dovuto emigrare e lasciare affetti … averi, casa e tutto quanto per andare in qualsiasi altro posto del mondo a cercarsi un lavoro e costruirsi una nuova vita.

8) Night In Town (Pino Sallusti) è un blues e trovo che sia la forma migliore per raccontare i sentimenti che hanno le persone migranti di ogni epoca e di ogni luogo.

Il desiderio di Innarella? Riuscire a realizzare un progetto musicale con suo cugino Antonio Onorato.

Discografia di Pasquale Innarella

2017 Pasquale Innarella Quartet “Migrantes” Alfamusic AFMCD199(Distribuzione Egea)

2017 Minafric Orchestra “For Mandela” Live in Ruvo And Munster (D) EGEA records.

Antonino Ianniello

 

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.

Leggi di più