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Food Und Drang: Carciofo, dai miti alla cucina, l’ortaggio dal cuore tenero

La Rubrica di Cecilia Salerno

Una delle cose che mi incuriosiva fin da piccola era vedere a casa di mia nonna i carciofi messi in un vaso con l’acqua proprio come si fa con i fiori.

Ed era bello quel fascio verde, con le lunghe foglie e alla sommità quei rosoni grandi e tondi perfettamente chiusi come se all’interno custodissero chissà quale segreto.

Questa era la mia fantasia da fanciulla, ma resta l’abitudine di mettere i carciofi, così, nell’acqua, quando non vanno consumati subito.

Il nome scientifico è Cynara Scolamys, da Cinis “dalla cenere”, elemento con cui si fertilizza il suo terreno.

Ma c’è anche una leggenda greca che la lega alla cenere: pare che Cynara fosse una bellissima ninfea con un portamento elegante e occhi azzurri, con pagliuzze viola e capelli color cenere.

Zeus, in visita a suo fratello Poseidone, vide questa bellissima fanciulla sulla costa siciliana e se ne innamorò perdutamente.

Da qui partono due versioni: la prima racconta che Zeus sedusse Cynara e la portò nell’Olimpo da cui poi la ninfa scappò in preda alla nostalgia; la seconda narra di un rifiuto da parte di Cynara alle avances di Zeus. In entrambi i casi l’ira di Zeus non si fece attendere e trasformò Cynara in ortaggio: un carciofo verde con le punte e fiori azzurro/viola come i suoi occhi, duro e coriaceo esternamente come il rifiuto che aveva avuto nei confronti di Zeus e morbido e gentile il cuore come lo è quello di una ninfa.

Il carciofo nell’antichità non era certamente come lo conosciamo oggi, era selvatico simile ad un cardo. Gli Egizi lo utilizzavano per le proprietà diuretiche e rinfrescanti così come i Greci, mentre gli Arabi lo chiamavano alkharshuf, spina della terra.

Questa pianta dopo il periodo romano incontra l’oblio, perché considerata dura. “Rinasce” con la Seconda Guerra Mondiale, perché ricca di boccioli da mangiare e con lunga vita vegetativa e facile da coltivare.

Nel Lazio pare fosse conosciuta e addomesticata (se possiamo usare questo termine) già dagli Etruschi, e non a caso il Carciofo Romanesco è stato il primo prodotto italiano a ricevere l’IGP nel 2001

Le foglie del carciofo, quelle dure e amare, hanno molte proprietà medicinali, prima fra tutte la proprietà di depurare il fegato.

Come tutte le piante amare, il carciofo è adatto alla disintossicazione del fegato, ma stimola anche la diuresi, favorisce la secrezione della bile, abbassa il tasso di colesterolo nel sangue. Tutto ciò ha come effetto secondario – ma non trascurabile – il miglioramento della pelle, che risulta poi sana e luminosa.

Le radici sono invece utilizzate come digestivo e diuretico.

Vi consiglio alcune tisane che potere realizzare a casa, acquistando il carciofo secco in erboristeria:

per i calcoli biliari: 1 cucchiaino di foglie in un quarto d’acqua. Coprire e filtrare dopo 10 minuti e bere al mattino al digiuno e alla sera addolcito con miele di tarassaco.

Per stimolare la diuresi: versare due cucchiai di radici e far bollire 10 minuti, filtrare, addolcire e bere durante la giornata, almeno per 20 giorni di seguito.

Se non amate le tisane, potete utilizzare anche la tintura madre di carciofo: ha le stesse proprietà e basta diluirla in acqua tre volte al giorno.

Ode al carciofo, da “Odi elementari” (1954), Pablo Neruda

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all’asciutto sotto le sue squame,
vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l’origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell’orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,
orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l’osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.

Alla prossima,

Cecilia Salerno

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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