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Napoli: Clara Lodomini lascia la segreteria regionale della CGIL

"E' diventata una federazione di piccoli protettorati"

8 maggio 2025

Napoli- Sevensalerno.it riceve e pubblica.

Al Segretario Generale della CGIL Nazionale Maurizio Landini

Caro segretario,
ho riflettuto molto prima di scriverti questa lettera aperta, ma alla fine ho valutato che fosse un atto dovuto.
Un atto dovuto nei confronti della mia storia personale, dei miei 35 anni di militanza in questa organizzazione, ma soprattutto un atto dovuto nei confronti di tante compagne e tanti compagni che, come me, hanno scelto di impegnarsi nella CGIL non per conquistare o tutelare qualche piccolo vantaggio personale, qualche strapuntino, qualche piccolo orticello di potere, ma per difendere la dignità e i diritti dei lavoratori, per offrire una sponda ed una speranza a chi un lavoro lo ha perso o non lo ha mai avuto, per garantire libertà e democrazia nei luoghi di lavoro.
Ho sempre ritenuto che, per difendere libertà e democrazia in maniera credibile si dovesse innanzitutto praticarle all’interno dell’organizzazione.
Pur non essendo credente, la mia formazione culturale è figlia degli insegnamenti di don Lorenzo Milani: per me l’obbedienza non è mai stata una virtù.
Ritengo che chi ha la responsabilità di guidare una macchina complessa, come può esserlo una struttura sindacale, abbia il diritto di essere ascoltato, il diritto-dovere di avanzare proposte e ovviamente abbia la piena facoltà di sostenerle e tentare di farle passare. Ma non abbia il diritto di imporle, né, tantomeno, di utilizzare la propria funzione e il proprio ruolo per azzerare il dissenso e negare a chi lo ha esercitato la legittimità a stare dentro un’organizzazione libera e plurale.
Se poi per “normalizzare il dissenso” si utilizzano in maniera strumentale e spregiudicata gli strumenti di garanzia e di controllo, anche a costo di mortificare storie personali e politiche di compagne e compagni che alla crescita e al radicamento dell’organizzazione hanno dedicato una parte importante della propria vita, la disobbedienza civile diventa un imperativo categorico.
Se poi il soggetto che manifesta un dissenso diventa perfino un soggetto da “mascariare”, da infangare con l’ombra del sospetto o il venticello della calunnia, se si arriva ad utilizzare la logica della vendetta trasversale, se si mutuano nel confronto politico interno logiche che sono più consone alla cultura mafiosa che a quella progressista, libertaria e democratica, allora la CGIL diventa un’altra cosa.
Ti espongo brevemente i fatti, lasciando a te, e a chi leggerà questa lettera aperta, le opportune valutazioni.
La storia comincia un anno e mezzo fa, quando avevo concluso da circa due anni la mia esperienza alla guida della FLC di Salerno. Comincia con il tentativo, da parte della segretaria nazionale della FLC, di imporre il ritorno ai vertici della categoria provinciale di una persona che aveva avuto dei trascorsi molto problematici nella Camera del Lavoro di Salerno. I compagni della segreteria non accettano il diktat, si oppongono, si dividono, si contano nell’organismo dirigente, e la proposta non passa. Normale confronto sindacale, normale esercizio del dissenso, normale dialettica democratica in un un’organizzazione libera e plurale. Un problema politico che si dovrebbe risolvere con gli strumenti della politica, della mediazione, del confronto, della sintesi.
E invece no. Invece della politica, parte l’artiglieria pesante. La segretaria nazionale della FLC manda gli ispettori ad “indagare” sui bilanci e deferisce per due volte al Comitato di Garanzia il compagno responsabile dell’organizzazione durante l’ultima parte del mio mandato e nella segreteria successiva. Deferimento che, in prima istanza, avviene addirittura in costanza di ricovero ospedaliero del compagno e con la risibile motivazione della mancata consegna della chiave di un armadietto. Risultato: un buco nell’acqua, le contestazioni si rivelano inconsistenti.
Allora la segretaria nazionale della FLC, dopo numerosi quanto vani tentativi di annichilire l’intero gruppo dirigente provinciale, decide di passare dall’artiglieria pesante ai bombardamenti sulle città. Chiede di allargare le contestazioni contenute nel ricorso individuale a tutti i componenti delle segreterie provinciali degli ultimi cinque anni e intanto promuove un’ulteriore ispezione. Una sorta di pesca a strascico, con la speranza che “…qualcosa dovrà sempre uscire”.
Il tutto con la complicità costante e compiaciuta dell’altro centro regolatore, il segretario generale della CGIL regionale, il responsabile dell’organismo di cui faccio parte, il quale avalla, senza riserve, l’uso delle funzioni ispettive come strumento improprio di lotta politica interna, utilizzando l’intera vicenda per colpire chi reputa scomodo e non sufficientemente allineato.
Alla fine, visto che, nonostante gli sforzi profusi dagli ispettori, era un po’ difficile affermare lo stato di “grave dissesto finanziario” per un’organizzazione senza debiti, con oltre 60 mila euro di disponibilità liquide, con un tesseramento in costante crescita, con 16 sedi aperte e un forte radicamento sul territorio provinciale, il Comitato ha trovato un argomento “forte” che ha portato alla sospensione di tutti i componenti delle segreterie provinciali della FLC: le sedi territoriali, tutte regolarmente aperte anche durante il picco dell’emergenza COVID, erano state addirittura autorizzate ad utilizzare i soldi delle tessere dirette per acquistare, con regolari giustificativi di spesa, “…gel disinfettante e materiale di cancelleria”.
Di fronte ad una motivazione così paradossale, contenuta peraltro in un dispositivo intriso di imprecisioni, pieno di affermazioni generiche e non documentate, privo di qualsiasi riferimento circostanziato a fatti e responsabilità personali, avrei potuto scegliere la strada del ricorso al Comitato di Garanzia nazionale, considerando anche che questa scelta avrebbe ulteriormente differito l’efficacia del provvedimento, consentendomi di continuare tranquillamente ad esercitare il mio ruolo.
Ritengo, invece, più coerente con la mia storia e i miei valori rimettere il mandato di componente la segreteria regionale della CGIL, rinunciare al distacco e tornare ad insegnare Diritto ed Economia nel liceo che ho frequentato da ragazza. Ritengo che questa condizione mi dia la possibilità di fare qualcosa di più incisivo, di denunciare in maniera più forte comportamenti e metodi antidemocratici, di insegnare ai miei studenti che “non bisogna mai togliersi il cappello” davanti ai potenti o a chi si presume tale.
Il mio non vuole essere un passo indietro, ma un balzo in avanti.
È un modo per continuare, senza alcun condizionamento, in altre sedi e con ogni mezzo, la battaglia al fianco di compagne e compagni giovani, competenti e motivati, sacrificati sull’altare della “fedeltà al capo”. Compagne e compagni che hanno tentato in ogni modo di denunciare ciò che stava accadendo e sono rimasti inascoltati.
È un modo per continuare a condividere, a testa alta, le lotte per la dignità, la libertà e l’uguaglianza con tutti quelli che hanno scelto questa organizzazione come strumento di crescita civile e collettiva.
Vedi, caro segretario, io non sarò mai una ex. La CGIL è stata e resta un pezzo essenziale della mia vita.
Ma la “mia” CGIL non è e non può diventare una terra di “cacicchi”, una federazione di piccoli protettorati dove l’affermazione e la conservazione di briciole di potere personale abbiano il sopravvento sull’autonomia di pensiero di iscritti e militanti.
Credo che, in virtù della responsabilità legata al tuo ruolo, tu possa e debba intervenire per scongiurare questa deriva.
Non te lo chiedo per me, ma per le tante compagne e i tanti compagni che in questi anni ho accompagnato nei percorsi di crescita sindacale, per tutti quelli che, con il loro lavoro quotidiano, si impegnano a rendere sempre più forte e radicata la nostra organizzazione, per quelli che vorranno scegliere la CGIL come strumento di lotta e di riscatto.
Caro segretario, la denuncia è la mia rivolta.
Segretaria CGIL Campania Napoli Clara Lodomini
Comunicato Stampa 

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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