Lisa: una storia di amore e di coraggio
Indagato per omicidio colposo Franco Locatelli, presidente del CSS e primario del Bambin Gesù
7 febbraio 2023
Roma– L’amore per i figli va oltre tutto e rende capaci di affrontare qualsiasi forza ostile per arrivare alla verità.
Un esempio straordinario è offerto da Maurizio Federico e Margherita Eichberg, il primo medico dell’ISS, responsabile del Centro per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità, romani, che nel 2020 hanno dovuto affrontare la tragedia della morte della loro bambina di 17 anni, ricoverata al Bambin Gesù per una malattia autoimmune del midollo.
Abbiamo raggiunto a telefono i signori Federico che hanno anche fondato l’associazione L.I.S.A. per aiutare i genitori a conoscere sempre, attimo dopo attimo, la verità sulle terapie che i medici ospedalieri somministrano ai loro figli.
E si, parliamo di un ospedale considerato eccellente, il Bambin Gesù di Roma.
“ Come la Fenice, Lisa, morta a seguito di una incredibile serie di errori in una struttura sanitaria considerata “d’eccellenza”, vuole risorgere dalle proprie ceneri nelle sembianze di un’associazione ed offrire un aiuto ai piccoli malati e alle loro famiglie nel capire e partecipare i propri percorsi di cura.
L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è un presidio ospedaliero italiano di proprietà del Vaticano. Si tratta, di fatto, di una zona extraterritoriale della Santa Sede.
Per la morte della piccola Lisa Federico risulta indagato il dottor Franco Locatelli per omicidio colposo, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e primario del Bambin Gesù e del dipartimento di Onco-Ematologia, il reparto dove ha trovato la morte la piccola Lisa.
Come raccontano i genitori di Lisa, “ abbiamo adottato nostra figlia Lisa ed il fratellino, ucraini, nel 2005.
Una bambina felice e spensierata, con una patologia autoimmune che, se curata in modo corretto, si sarebbe potuta monitorare nel percorso della vita, e forse non ci sarebbe stata nemmeno la necessita del trapianto midollare.
Per una malaugurata e sfortunata coincidenza di errori fatali, ci siamo visti trattenere nostra figlia al bambin Gesu per 52 giorni, dopo averla portata la sera prima al pronto soccorso per un livido sul braccio.
Noi vogliamo sottolineare con forza in questa intervista, e lo facciamo con la nostra associazione, il pericolo che corrono i bambini e la disperazione in cui versano i genitori, dopo la “decisione” da parte dei medici di trattenere senza un valido motivo i piccoli pazienti in ospedale e senza dare per giunta spiegazioni di sorta alla famiglia.
La direzione sanitaria del Bambin Gesu ha affermato che sono stati eseguiti tutti i protocolli e che, a volte, drammaticamente, le malattie hanno la meglio su ogni tentativo di intervento perché medicina, purtroppo, anche la più avanzata, non è infallibile.
Ma c è da dire che nostra figlia è morta a seguito di un intervento considerato di “routine”, a causa di una catena di valutazioni sbagliate, dimenticanze ed omissioni . come è stato consolidato dalle risultanze della perizia del Pubblico Ministero, e che, essendosi consumate nella struttura pediatrica “d’eccellenza” del centro-sud d’Italia, gettano una luce sinistra su tutto l’impianto sanitario regionale laziale.
Sistema sanitario che, riguardo la pediatria, e in particolare quella onco-ematologica, è monopolizzato a Roma, cosi come in gran parte del centro–sud italiano, dall’ospedale Bambino Gesù. Struttura che gode di finanziamenti costanti pubblici e privati, che non è tenuto a rendicontare allo Stato Italiano grazie agli accordi stretti all’interno dei Patti Lateranensi (fondi pubblici a volte utilizzati impropriamente per speculazioni finanziarie, e nella cui governance si stanno sinistramente facendo largo investitori qatarioti).
A fronte di questa situazione, si potrebbe accendere una piccola speranza in termini di concorrenza e alternativa nella Sanità pubblica con la promessa, ancora non realizzata nei fatti, della riapertura del piccolo reparto di onco-ematologia presso il Policlinico Umberto I. Promessa strappata anche grazie alla testarda dedizione di associazioni di cittadini, quali ”La Fenice”, il cui attivismo ha messo di fatto alle strette i decisori del più grande complesso ospedaliero pubblico laziale”.
La mamma Margherita:” Lisa ha subito le conseguenze dell’infusione di un trapianto di midollo osseo sbagliato. I medici, anche per la mancanza di un midollo alternativo, hanno ugualmente proceduto all’infusione, procurando in questa maniera atroci sofferenze alla bambina, malgrado la dose eccessiva di morfina che avrebbe dovuto alleviarle il dolore, e l’esplosione degli organi. Ricoverata il 7 ottobre 2020, la nostra bambina Lisa è morta dopo 2 settimane di atroci dolori”-
Il donatore di riserva: una conquista e una vittoria nel nome di Lisa
Su nostra iniziativa, grazie all’impegno con la nostra associazione. dal 3 agosto 2021 è stata introdotta la sostanziale obbligatorietà del donatore di riserva al momento della messa in pratica delle procedure di trapianto di midollo osseo. Già solo in nel primo anno sappiamo per certo che questa direttiva ha salvato vite a bambini, di cui almeno uno anche all’ospedale Bambino Gesù, laddove la povera Lisa entrò senza più uscirne. Tutte le vite già salvate e che si salveranno grazie a questa direttiva rappresentano altrettante rivincite per Lisa.
Gran parte del merito di questo risultato va alla dotoressa Maria Rita Tamburrini, funzionario del Ministero della Salute, che insieme alle altre istituzioni preposte, in tempo reale inclusa la direttiva salva-vite da noi definita “piano B”. Arrivammo alla dott.ssa Tamburrini per vie traverse. Prima provammo con quelle dirette. Il capo di gabinetto del Ministro Speranza, dott. Lo Russo si rifiutò anche solo di mandare gli ispettori al Bambino Gesù. L’allora vice-ministro Sileri ci ascoltò senza nemmeno pensare che la soluzione del problema era a poche porte dalla sua. Salvo poi aver ricevuto personalmente, da componenti degli staff di entrambi, telefonate di rivendicazione sul risultato ottenuto e dichiarazioni di vicinanza.
Ciao Mamma, ciao Papà, ciao Bogdan. Continuate a lottare nel mio nome, come in quello di altri bimbi e adolescenti sfortunati. E quando avrete finito di lottare, allora vi sorriderò sicura che il vostro amore per me avrà compiuto il miracolo di essere d’aiuto per gli altri.
Maria Rosaria Voccia