Governo: il Decreto Rave, cosa prevede
31 ottobre 2022
Spieghiamo in dettaglio cosa prevede il Decreto Rave varato dal Governo.
Il decreto ha sollevato perplessità da parte dei penalisti in quanto il timore è che possa arrivare a proibire anche altre tipologie di assembramenti.
Dopo quanto accaduto a Modena, il Governo ha varato una nuova norma – articolo 434 bis del codice penale – introducendo una nuova fattispecie di reato.
Una necessità, secondo il ministro dell’Interno Piantedosi.
- L’articolo 5 del D.L. 162/2022 prevede l’introduzione del reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine, la salute e l’incolumità pubblica, con sanzioni sia per gli organizzatori che per i partecipanti stessi. Il tema della sicurezza pubblica non viene tuttavia chiarito in maniera esaustiva, nonostante le pene previste non siano da sottovalutare.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha spiegato che l’obbiettivo di questa norma è la prevenzione di situazioni pericolose e spesso difficili da gestire per le Forze dell’Ordine, in particolare alla luce del recente rave di Modena che ha creato non pochi problemi durante le trattative per lo sgombero. Nonostante l’obbiettivo comune resti quello di combattere l’illegalità, in molti si sono schierati contro questa norma, chiedendo di fare chiarezza.
Decreto Rave: quali saranno le manifestazioni vietate
La tematica dei rave party era già stata oggetto di preoccupazione per il governo, motivo per il precente ministro, Luciana Lamorgese, che aveva sollecitato la stesura di una norma che contrastasse questo tipo di eventi, che comportano un notevole dispendio di risorse e potrebbero favorire la criminalità.
L’intero procedimento ha subito una rapida accelerazione con il Governo Meloni, ed era del tutto prevedibile dato che il centrodestra ha sempre avuto molto a cuore questo problema: i rave sono ufficialmente un reato ma non in maniera specifica.
La nuova normativa, infatti, non tratta dei rave in maniera esplicita, limitandosi a condannare tutti i raduni che mettono in pericolo la collettività. Per il momento, quindi, non è possibile escludere che siano vietate anche tutte le altre forme di manifestazione e assembramento.
Il motivo è che il nuovo articolo introdotto nel codice Penale non definisce i criteri per stabilire in maniera definitiva l’eventuale pericolosità dell’evento, lasciando il tutto al sostanziale libero arbitrio del governo.
E’ su questa arbitrarietà che si sono appigliate le opposizioni.
Il vicesegretario Matteo Salvini: ” L’ obbiettivo del governo è semplicemente la difesa della legalità, non viene lesa in nessun modo la libertà di manifestazione prevista dalla Costituzione”.
Ammesse le intercettazioni
Le sanzioni previste per punire gli eventi abusivi con più di 50 partecipanti consistono in una multa, che può andare da 1.000 euro a 10.000 euro, e la reclusione da 3 a 6 anni per gli organizzatori della manifestazione incriminata.
” È stata proprio la pena detentiva a far storcere il naso ai penalisti, con particolare riferimento alla questione delle intercettazioni telefoniche e telematiche, anche se per i soli partecipanti è prevista una riduzione della pena che li escluderebbe da questo problema”.
Il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, sostiene che le intercettazioni rappresenterebbero uno strumento d’indagine eccessivamente invasivo.
La Premier Giorgia Meloni aveva infatti dichiarato di non aver dato il via libera alle intercettazioni per questo reato, ma il fatto stesso che preveda una pena oltre i 5 anni di reclusione ne permette l’utilizzo.
Quindi, le perplessità su decreto riguardano più la sua formulazione che risulta troppo ampia e generale, soprattutto considerando la gravità delle sanzioni indicate.