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Appello di intellettuali ed ex diplomatici per il dialogo tra Russia ed Ucraina

17 ottobre 2022

Un appello degli intellettuali e uno degli ex diplomatici per trovare dei punti su cui ricominciare a negoziare fra Russia e Ucraina. L’appello degli ex diplomatici, in particolare, è un tentativo di far tornare in gioco l’Italia che sul piano diplomatico si è tagliata fuori, a causa della politica del Governo Draghi.

In un conflitto che vede l’Europa come prima vittima, sono stati redatti due Manifesti

  • L’appello “Un negoziato credibile per fermare la guerra” (sottoscritto da Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani e Stefano Zamagni) si ispira alla necessitò di scongiurare una “apocalisse nucleare” evidenziando che “l’atomica è già stata usata e non è impossibile che si ripeta”. Si tratta di “un conflitto che non può avere la vittoria tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra. Tutti gli attori in conflitto, quelli che stanno sul teatro di guerra e quelli che l’alimentano o non lo impediscono, ne devono essere consapevoli”.

Questi i punti:

1) neutralità di un’Ucraina che entri nell’Ue, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Usa alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del Muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia;

2) concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Krusciov alla Repubblica Sovietica Ucraina;

3) autonomia delle regioni russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione Onu;

4) definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse;

5) simmetrica de-escalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione;

6) piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.

I firmatari definiscono questi “punti di partenza per un cessate il fuoco” simili peraltro a quelli proposti dal miliardario Elon Musk e da tempo sollecitati da Henry Kissinger, mentre sul piano concreto Putin sembra disposto a negoziare sulla base dell’ornai proclamata annessione delle quattro regioni in buona parte sotto il controllo delle sue truppe, opzione respinta decisamente sa Kiev.

  • L’appello per l’avvio di negoziati per la pace in Ucraina promosso con una lettera aperta da un gruppo di diplomatici italiani non più in servizio (Antonio Armellini, Maria Assunta Accili, Rocco Cangelosi, Paolo Foresti, Armando Sanguini, Riccardo Sessa, Domenico Vecchioni) che richiamano il rischio di un’azione nucleare russa a cui la Nato risponderebbe, con il rischio concreto che la crisi sfoci in uno scontro nucleare simmetrico.

” Dopo nove mesi di guerra le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all’uso dell’arma nucleare tattica, ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca. Un tale scenario apocalittico fa orrore”.

La proposta si compone di 3 punti:

1) simmetrico ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e delle sanzioni occidentali alla Russia;

2) definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’Onu;

3) svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi”.

Inoltre i firmatari sollecitano la convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa, per promuovere il “ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei”. 

Di fatto, il Governo Draghi ha portato l’Italia nella lista dei fornitori gratuiti di armi a Kiev, inserendo l’Italia nella lista delle nazioni ostili a Mosca, precludendoci così il ruolo di “ponte” tra Russia e Occidente che l’Italia, con governi di ogni colore, aveva rivestito per decenni.

L’Austria (che non è membro della Nato ma solo della Ue) non fornisce armi a Kiev, come l’Ungheria che non applica neppure sanzioni a Mosca (pur restando nella Ue e nella Nato), ma compra dai russi gas e centrali nucleari. La Bulgaria, membro di Nato e Ue, ha nascosto le sue forniture militari agli ucraini triangolandole in Repubblica Ceca e ha ripreso ad acquistare gas dalla Russia con accordi e contratti nazionali, mentre la Turchia (che non è nella Ue, ma è membro della Nato) vende (non regala) armi a Kiev, stringe accordi economici ed energetici con Mosca e si pone da otto mesi come unico mediatore credibile del conflitto.

Gli appelli di intellettuali e diplomatici cercano di colmare il vuoto lasciato dalla politica sul fronte dei negoziati che avrebbe invece dovuto vedere l’Italia in pole position, tenuto conto che una trattativa per giungere al cessate il fuoco viene chiesto da tempo anche dal Pontefice e sarebbe negli interessi di tutti. Soprattutto di noi europei schiacciati dall’incudine di una crisi energetica di cui siamo stati noi stessi artefici e il martello di una classe dirigente, fuori e dentro la Commissione Ue, che usando un eufemismo possiamo senza dubbio definire del tutto inadeguata a gestire le sfide dei nostri giorni.

Maria Rosaria Voccia 

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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