Vesuvio: incendi del 2017, il processo
22 aprile 2021
Giovedì 8 aprile 2021 scorso si è aperto al Tribunale di Napoli il processo che vede al banco degli imputati Italo Giulivo, Massimo Pinto e Flora Della Valle, dirigenti della Regione Campania cui è stata addebitata la responsabilità del disastro ambientale del Vesuvio, che nell’estate del 2017 è stato funestato dagli incendi che hanno distrutto gran parte dei boschi di alto fusto che ne coprivano le pendici.
Vesuvio 20170711
A quegli amministratori viene contestato che con la loro omissione in atti d’ufficio nel non predisporre tempestivamente un idoneo piano per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi hanno contribuito a cagionare la diffusione dei giganteschi roghi che hanno aggredito il Parco Nazionale del Vesuvio, area naturale di particolare pregio e sottoposta a tutela specifica, comprendendo all’interno del suo perimetro anche la Riserva Forestale di Protezione “Tirone – Alto Vesuvio”, il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT8030036 “Vesuvio” e la Zona di Protezione Speciale (ZPS) IT88030037 “Vesuvio e Monte Somma”.
In conseguenza a tale omissione, è stato contestato anche il reato continuato di incendio boschivo e il disastro ambientale, in quanto gli eventi incendiari hanno causato il deterioramento dell’habitat e compromesso lo stato di conservazione dell’ecosistema, con alterazione del medesimo e perdita di biodiversità conseguente alla distruzione pressoché totale delle cenosi forestali ed abbandono dell’area da parte della fauna autoctona, riduzione severa della funzione di protezione idrogeologica dei versanti, abbassamento della qualità del paesaggio, con diminuzione della fruizione turistica, riduzione dei servizi ecosistemici ed immissione di notevole quantità di CO2 in atmosfera, suscitando anche apprensione nella popolazione per la pubblica incolumità in ragione del rilevante danneggiamento delle matrici ambientali e per l’esposizione al pericolo di un vasto numero di persone.
Dalla deposizione del Maresciallo Ordinario Aniello Starace, comandante della Stazione Carabinieri “Parco” di Torre del Greco, il Tribunale ha preso cognizione delle informazioni che di seguito si riportano.
Il cosiddetto “incendio del Vesuvio” ha avuto inizio il 5 luglio 2017 nella località Piana delle Ginestre di Ercolano, quando da un terreno incolto – coperto da vegetazione erbacea ed arbustiva – si sono levate le prime fiamme; è intervenuto sul posto un equipaggio dei Vigili del Fuoco, coadiuvato da volontari antincendio e personale della SMA Campania (società “in house” che si occupa dello spegnimento degli incendi in Regione Campania); i Carabinieri Forestali di Torre del Greco, dopo essersi accertati dell’assenza di pericolo imminente per gli avventori di un vicino agriturismo, si sono occupati degli accertamenti per l’identificazione dell’autore del reato, previa individuazione del punto di scaturigine del fuoco, non avendo più alcuna competenza alla lotta attiva.
L’incendio è divampato con gran rapidità e virulenza, tanto da raggiungere in breve tempo il margine basso della Riserva Forestale “Tirone – Alto Vesuvio”, tanto da rendersi necessario consentire l’accesso nella stessa ai mezzi antincendio, al fine di scongiurare il rischio di diffusione incontrollata; le operazioni di spegnimento sono andate avanti fino alle 21,30, quando sono state sospese per il sopraggiungere dell’oscurità notturna.
Il giorno successivo, il 6 luglio 2017, si è avuta una ripresa dell’incendio, che è sfuggito al controllo delle squadre a terra ed ha proseguito il suo avanzare verso l’Osservatorio Vesuviano, posto più a monte, non raggiungendolo soltanto per la conformazione orografia della zona.
Nei giorni seguenti le fiamme, ormai non più contrastabili, hanno continuato la loro corsa sfrenata verso più punti, tra cui una discarica non più attiva che contiene rifiuti speciali anche pericolosi: la discarica “Ammendola-Formisano” sita in via Marsiglia di Ercolano, oltrepassando anche i limiti comunali ed attecchendo anche in territorio di San Sebastiano al Vesuvio e Massa di Somma.
Nel suo cammino verso l’alto l’incendio ha iniziato ad attraversare la Riserva Forestale “Tirone – Alto Vesuvio”, con abbruciamento totale della vegetazione radicata su quei posti, specialmente con distruzione delle diffuse ginestre che caratterizzavano la salita al Gran Cono del Vesuvio. Le fiamme si sono fermate solo al raggiungimento del limite della vegetazione, estinguendosi in modo naturale.
Dopo qualche giorno da questo evento, in Comune di Torre del Greco ci sono stati più focolai ai margini di pinete di notevole estensione, site nelle località Camaldoli, Monticelli, via Ruggiero e via Resina Nuova, esplodendo nella massima intensità il giorno 11 luglio 2017.
In questo versante l’incendio è stato estremamente distruttivo, in quanto si è molto velocemente propagato attraverso le fitte chiome dei pini secolari che coprivano vaste estensioni di territorio, apparendo fin da subito impossibile arrestare l’andamento delle fiamme, che si sono diffuse in ogni direzione, raggiungendo dopo poche ore il Comune di Trecase ad Est e la parte occidentale di Torre del Greco ad Ovest, giungendo ad Ercolano il giorno successivo.
Il 12 luglio 2017 è stata la giornata che ha visto le fiamme avanzare su più fronti, ognuno dei quali con lo sviluppo di pericolo per la pubblica incolumità, tanto che è stato necessario far evacuare decine di abitazioni che si trovavano ai margini delle aree boscate.
Nonostante non facesse parte dei loro compiti istituzionali, i Carabinieri Forestali si sono prodigati nel dare indicazioni alle squadre a terra su come operare, considerando che le stesse non avevano istruzioni dettagliate sul da farsi hanno. I Carabinieri Forestali non se la sono sentita di esimersi dal dare il loro supporto per spirito di servizio e coscienza ambientale, senza che venissero disposizioni dall’alto, continuando nella tradizionale silente vicinanza fornita dai forestali alla popolazione per la salvaguardia degli ecosistemi naturali, scevra dalla preminente esposizione mediatica ricercata da altri.
Verso mezzogiorno del 12 luglio 2017 il mar. Starace ha avuto notizia dalla S.O.R.U. (Sala Operativa Regionale Unificata) che si stava programmando l’evacuazione dell’Ospedale Civile “Maresca” di Torre del Greco, in quanto l’incendio si stava dirigendo inesorabilmente anche verso quella struttura e si chiedeva ogni genere di aiuto perché erano ricoverati sette malati intrasportabili, per cui è stata fatta opera di convincimento al D.O.S. (direttore delle operazioni di spegnimento) della Regione Campania, presente in una località distante, della necessità di dislocare risorse utili al contenimento dell’avanzata del fuoco; dopo molte insistenze, si è ottenuto che un Canadair procedesse a lanci nei pressi di quell’ospedale (in totale una quindicina).
Nello stesso pomeriggio c’è stata anche l’evacuazione volontaria dell’Istituto “Don Orione” di degenza per disabili, che si trova a poca distanza dall’ospedale “Maresca”, nel Comune di Ercolano; anche in questo caso i CC Forestali sono stati incaricati di accertarsi del buon andamento delle operazioni e di riferire alla S.O.R.U., atteso che non c’erano comunicazioni attive con chi coordinava le attività a terra.
Complessivamente, alla fine del mese di luglio 2017, l’estensione degli incendi all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio ha interessato un’area di circa 1600 ettari, di cui più di 300 ettari posti all’interno della Riserva Forestale “Tirone – Alto Vesuvio”, attraversando i Comuni di Ercolano, Torre del Greco, San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, Trecase, Boscotrecase, Terzigno e Ottaviano.
Le superfici aggredite dalle fiamme erano coperte per l’80% da boschi di alto fusto, in particolare da pinete. Sono stati registrati 24 eventi, concentrati essenzialmente a Torre del Greco ed Ercolano. I danni stimati ammontano a più di 17 milioni di euro.
Ci sono stati episodi in cui è stato possibile risalire all’identificazione degli autori di incendi circoscritti, ma in tutti i casi è stata esclusa la responsabilità di tali condotte nella generazione dell’evento nella sua totalità.
Ad oggi gli effetti dell’incendio del 2017 non sono ancora conclusi, riscontrandosi continui deperimenti delle conifere scottate dalle fiamme e diffusi smottamenti dei terreni denudati.
Nel corso dell’audizione, Il Tribunale di Napoli ha espressamente chiesto al mar. Starace di descrivere quali fossero i compiti esercitati dal Corpo Forestale dello Stato nel settore della lotta agli incendi boschivi, apprendendo che i Forestali, anche in virtù di delega, si occupavano del coordinamento degli interventi al suolo, avendo anche contatti diretti con i mezzi aerei e che curavano ogni aspetto riguardante lo spegnimento, dal momento dell’arrivo sullo scenario a quello dell’avvenuta bonifica.
La Corte, accertandosi se “era un Forestale”, ha voluto che si specificasse in dettaglio come si procede ad una corretta bonifica e cosa comporta un intervento non ben eseguito, chiedendo specificatamente se sia essenziale un’azione rapida e ben coordinata e che cosa avesse comportato l’applicazione del D.Lgs. 177/2016 per lo svuotamento delle competenze del C.F.S., domandando quali fossero all’attualità gli Enti aventi funzioni nella materia dell’antincendio boschivo.
In sostanza, al termine dell’udienza – rimandata per il proseguimento al 27 maggio 2021 – è stata fatta luce su ciò che è accaduto nel 2017: non essendo più presente il Corpo Forestale dello Stato a supervisionare le attività di spegnimento, si è assistito ad un rallentamento degli interventi ed al frazionamento della catena di comando, con conseguente perdita di efficacia nella gestione delle risorse umane e strumentali.
Maria Rosaria Voccia