Salerno, rientro a scuola, la proposta della Dirigente Carrafiello
In questo clima di incertezze sulla data di apertura delle scuole a seguito della carenza degli spazi e della loro eventuale inadeguatezza, dell’esiguo numero del contingente docente e ATA, delle problematiche connesse ai mezzi di trasporto, bisogna, in via prioritaria, assicurare la presenza a scuola a tutti gli alunni del primo ciclo d’ istruzione.
Dunque, il problema andrebbe affrontato guardando per prima cosa alle priorità.
Fermo restando che si è minorenni fino al compimento dei diciotto anni, è altresì innegabile che la gestione di un bambino che frequenta l’infanzia o la primaria o la secondaria di I Grado è enormemente più problematica di quella di un ragazzo adolescente.
Io, come preside di un istituto superiore, l’ISS Santa Caterina Amendola, posso ben dire che la didattica a distanza, con i nostri alunni, ha funzionato bene e sono certa, che funzionerà ancora meglio nel prossimo anno scolastico.
Nel corso del lockdown, molte scuole, se non tutte, hanno garantito la formazione dei docenti attraverso il team digitale d’istituto e si sono servite di un’unica piattaforma per svolgere le attività didattiche sia in modalità sincrona che asincrona.
Dal punto di vista psico-pedagogico la didattica a distanza ha permesso:1. ai docenti di personalizzare i percorsi di studio rispettando i diversi stili di apprendimento, nei tempi e nei modi; 2. agli studenti di usare “sapientemente gli strumenti digitali” finalizzando le loro conoscenze alla costruzione di nuove competenze, spendibili nel mondo del lavoro e/o nei percorsi post diploma e universitari, laddove molte sono le realtà che utilizzano l’e-learning.
Mentre per gli studenti delle secondarie di II grado questa metodologia innovativa DAD è propedeutica alle future scelte di studio o lavorative, per i bambini più piccoli non è riproponibile considerato che la socializzazione è un presupposto ineludibile per una sana crescita.
Sono questi gli alunni a cui dobbiamo pensare in via prioritaria e concedere loro gli Istituti del II ciclo d’Istruzione, in quanto non si può pretendere da loro: 1. un uso prolungato delle mascherine; 2. il distanziamento sociale; 3. uno sconvolgimento della routine quotidiana che potrebbe provocare enormi problemi psicologici in futuro.
Si è parlato di trovare nuovi spazi come musei, cinema, luoghi pubblici da destinare all’uso scolastico per questi alunni e ancora di alloggi privati da affittare, con eventuali piani di sicurezza da approntare.
Tuttavia, una soluzione che non è stata presa in considerazione è la seguente: prolungare la didattica a distanza per gli alunni delle superiori, di modo che gli Istituti di II grado possano ospitare nelle proprie aule gli alunni del 1° ciclo d’istruzione.
Questa soluzione permetterebbe:
L’utilizzo del personale ATA: Collaboratori scolastici e tecnici di laboratorio, già presente negli Istituti superiori negli orari curricolari (senza ulteriori aggravi sulle casse dello Stato);
il rispetto degli orari di lavoro dei genitori degli alunni dell’Infanzia, Primaria e Media, in modo continuativo e sicuro;
l’organizzazione della didattica in presenza in piccoli gruppi di alunni potendo adottare le misure di distanziamento senza dover ricorrere alle misure di protezione (mascherine), che risultano problematiche da indossare per l’intero arco della giornata scolastica da alunni in tenera età;
Pertanto, questa soluzione prevede per gli studenti del 2° ciclo d’istruzione la didattica a distanza almeno fino a Dicembre, superando i mesi in cui l’influenza stagionale può essere scambiata con il Covid-19 e quindi, determinare la chiusura delle scuole, oppure fino alla diffusione del vaccino che dovrebbe avvenire in primavera.
Inoltre, il problema dei trasporti che sta interessando in questi giorni le regioni ed il governo così verrebbe risolto: gli studenti delle superiori provengono dai comuni più disparati e spesso fanno decine e decine di chilometri, cambiando mezzi di trasporto, per raggiungere l’istituto superiore che hanno scelto. Proprio i mezzi pubblici potrebbero essere le micce dei nuovi focolai e con il prolungamento della didattica a distanza si potrà prevenire l’eventuale diffusione del virus.
Concludendo, per scongiurare la sospensione della didattica (per il rischio di focolai interni alle scuole) è necessario attuare tutte le misure in nostro possesso, per la salute degli alunni, del personale docente e ATA, al fine di fronteggiare l’emergenza come una vera e propria rete di formazione e chissà di quali meraviglie future potrebbe essere foriera una esperienza di questo tipo, di cui saremmo noi Dirigenti Scolastici i pionieri.
Redazione