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Agropoli: la Personale dell’artista Nina Esposito al Museo Civico delle Arti

Inaugurazione lunedi 13 agosto ore 19

Dopo il successo de “LA VIA DELLA BELLEZZA” realizzata presso il Palazzo Nuovo di Città di Villaricca e “RIFLENTE” presso Palazzo Sant’Agostino (sede della Provincia) a Salerno, la poliedrica Artista Di Casal di Principe NINA ESPOSITO, annuncia la sua prossima personale che si terrà ad Agropoli nelle splendide sale del Museo Civico delle Arti dal 13 al 31 Agosto, vernissage 13 Agosto , h. 19.30  , con un titolo lungo e importante:

QUEL CANTAR CHE NELL’ANIMA SI SENTE UT PICTURA POESIS

 La Mostra è stata fortemente voluta dalla Dott./ssa  ANTONELLA NIGRO, docente ordinaria di Storia dell’Arte,valente critico e curatrice d’Arte e rientra nel progetto “Linea d’Arte Contemporanea 2018 – X Edizione”.

Saranno presenti il Sindaco di Agropoli, Dott. ADAMO COPPOLA, ed il Presidente della Commissione Cultura e Beni culturali, Dott. FRANCESCO CRISPINO.

È una Personale intensa e particolare da non perdere

Riverberi d’onde e sguardi del cuore: la poesia visiva nell’opera di Nina Esposito

Nina Esposito propone un figurativo di profonda intensità che ha come protagonista il ritratto femminile. Belle e intense le donne dell’artista si presentano all’osservatore come stelle che irradiano pathos e sentimento attraverso uno sguardo dolce e diretto, nostalgico e pensoso, mostrano il cuore e parlano al cuore di chi, guardandole, comprende. Uno scambio, dunque, d’amorosi sensi, tra effigiate – che immerse in colori tenui e soffusi, narrano di vite e mondi, nell’abbandono della memoria d’un momento fugace – e lo spettatore imprigionato nella magia d’occhi lucenti e delicati.

Donne, quelle raffigurate dall’artista, che si raccontano, spesso, attraverso l’elemento dello specchio: il frammento riflettente, suggerimento bretoniano all’indagine interiore, che riesce a cogliere solo parte di un universo complesso come quello femminile, colmo di grazia rara che diviene condanna in un mondo crudelmente indifferente alla vera bellezza. Scheggia di specchio, anche come metafora malinconica d’un tempo trascorso che, come spina improvvisa e inaspettata acutamente ferisce, ma che deve essere ripercorso e ripreso per iniziare, capire, continuare, giungere.

Come lievi riverberi affioranti, le donne di Nina, emergono dai cerchi concentrici di acque calme, novelle ninfe, leggendarie dame dei laghi, regine indiscusse dell’onda, divengono fluenti narratrici dell’io, del tempo, della contemporaneità. Nella concezione del ritratto l’alter ego è espresso dal frequente rispecchiamento che il soggetto possiede nel suo presentarsi, uno sdoppiamento affascinante dell’immagine che emerge con l’acqua delle calme distese marine, ma anche con gocce di pioggia e rugiada che impreziosiscono i volti delle protagoniste e si frappongono alla visione. Acqua come tramite di una dimensione diversa, altra, dove grande importanza riveste l’onirico, il sonno e il sogno. Non è un caso, infatti, che sovente le fanciulle sono dormienti o assopite, al limite della coscienza, o meglio, d’una consapevolezza tutta tesa ad una recondita, misteriosa, nuova percezione. La maschera, come elemento che anticamente metteva in contatto cielo e terra perché consentiva d’assumere l’identità del dio che s’invocava, diviene nell’opera dell’artista momento altrettanto sacro di svelamento e rivelazione.

Nina Esposito, infine, attua un superamento della sempre discussa lotta ragione- sentimento poiché, attraverso lo studio delle ombre e della luce insito nei dipinti che è parte integrante della rappresentazione, tende a suggerire momenti, rievocare attimi, cioè a ricordare, anelito inteso nella sua originaria, bellissima etimologia: re-cordis: la memoria ha sede nel cuore.

Redazione

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