Officina Famiglia: Il Mito della Perfezione
La parola allo psicologo Andrea De Simone

Ognuno, in cuor suo, tende a raggiungere il massimo e il meglio nei diversi ambiti della propria vita.
Ben venga: è giusto avere una sana dose di motivazione ed ambizione.
I modelli familiari e sociali di riferimento sono la stella polare, la guida del nostro impegno, dei nostri “investimenti” mentali e fisici.
Cosa succede, però, quando questi modelli sono (per noi) troppo rigidi, eccessivi, impossibili da raggiungere?
Cominciamo a provare, in misura maggiore, due sentimenti fastidiosi: la frustrazione e l’inadeguatezza.
Con il passare del tempo, il loro livello aumenta e rischia di sfociare nell’ansia o addirittura nell’angoscia.
“Sono un incapace, ho sbagliato tutto, dovevo agire in modo diverso, ecc ecc”
Inizia così il lento ed inesorabile percorso di auto-colpevolizzazione, dove in funzione dei modelli di riferimento (ripeto: spesso eccessivamente rigidi) si crede di non avere le abilità, le energie, le capacità necessarie per potersi sentire pienamente realizzati.
A questo punto ci viene in soccorso Freud.
Il concetto di Super-io rigido spiega come, nel corso del nostro sviluppo psichico, si sia potuta creare una eccessiva tendenza (inconscia) a voler raggiungere sempre e comunque la perfezione (propostaci).
Quando eravamo piccoli avevamo bisogno di qualcuno che ci “limitasse” e che in modo, a volte assolutistico e radicale, ponesse delle regole ferree alla nostra impulsività.
Come se qualcuno avesse “detto” al nostro inconscio: “Sbagli ad agire in questo modo, devi diventare così per essere accettato e quindi perfetto”.
Il nostro “genitore interno” continuerà a dare ordini e a farci sentire sbagliati fino a quando noi (sottolineo: noi) glielo permettiamo.
In questo caso, può voler dire che non siamo stati capaci nel trovare nuovi modi “adulti” di gestire le nostre emozioni.
Per “genitore interno” possiamo anche intendere tutti i modelli sociali e i miti della perfezione che ci illudono di poter essere accettati dagli altri se raggiungiamo un determinato standard proposto.
La maturità emotiva, e quindi una scelta autonoma dei propri autentici modelli di riferimento, passa attraverso questa presa di coscienza: “quali sono i miei veri standard di riferimento?, cosa desidero davvero, quali sono gli obiettivi da raggiungere che appagano la mia natura?, sono adatto a inseguire quel modello o semplicemente devo cambiare stella?”
Anche i “miti”, ad un certo punto della
propria vita, possono essere scelti o cambiati a seconda di una “matura” ed autentica presa di coscienza.
Andrea De Simone, Psicologo-Psicoterapeuta
Info: 329.3039144