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#Love4Jazz URBAN JAZZ PER MARTA J. ED I SOUL MUTATION

Passando per la rete, per poi approfondire quel sound su youtube, dopo averli ascoltati su qualche emittente radio scoprii … come dire, qualche traccia dell’ultimo lavoro dei Soul Mutation (ovvero La mutazione dell’anima), trio bergamasco che mi colpì sin dalle prime note. Mi misi in contatto immediatamente con Marta J., voiceleader del gruppo ed ebbi copia del loro ultimo cd: ‘Times are changing’, un lavoro che definirei di chiara matrice urban jazz – sperimentale.
Ascoltai – come mio solito – l’intero lavoro con estrema attenzione e ne fui letteralmente folgorato per la seconda volta. Quello che mi spinse fu una sorta di curiosità. Dovevo conoscere il nuovo lavoro di quei musicisti. C’è da dire che anche i Soul Mutation pongono alla base del loro progetto e quale priorità assoluta, la continua ricerca di nuove frontiere e di nuovi suoni. Tutto questo caratterizza ogni buon musicista. Ricordo che ascoltai ed ascolto ancora un lavoro che offrì, al primo impatto, una sensazione gradevole: molto coinvolgente, fatto veramente bene e dalle forme ed un sound tondeggiante … senza spigoli.

Il lavoro discografico

‘Times are changing’, in pratica un lavoro discografico davvero molto piacevole all’ascolto, molto smussato e con effetti che riescono a condurti lontano. Non si può chiedere di meglio se si cerca il relax giusto, mettendo alle spalle quanto di negativo si possa incontrare durante la giornata.

Cover CD – Times are changing

In questo ultimo lavoro, datato 2017, si nota anche uno stupendo e precisissimo Francesco Marzetti, il cui ritmo costante della batteria … corre come un treno, facendo apparire le bacchette quasi come oggetti volanti su tutto quanto vi è da percuotere.
Delay ben dosati ed usati esclusivamente dove si è reso necessario, giusto per abbellire ancor più le atmosfere. Testi e musica sono ad appannaggio dalla simbiosi creatasi tra Martha J. (vocalist elastica e dotata di un’estensione che è fuori dalla norma) e Francesco Chebat, eccelso pianista, la cui dotazione strumentistica è costituita da almeno quattro tastiere. Tra esse fanno bella mostra, come da gustoso contorno, i vari synth, la riscoperta di un intramontabile ‘moog’ e (non per ultimo), un Fender Rhodes Piano che risulta fondamentale e dai suoni meravigliosi come solo un piano elettrico così sa offrire … solo un vero musicista può capire la sua essenza fondamentale. Ancora, con quel synthesizer (moog), il tastierista si diverte spessissimo anche a fungere da bassista del trio

La mutazione della band

Oggi i Soul Mutation, hanno sostituito Francesco Marzetti con un nuovo batterista. Ce ne parla Martha J.:
« Stiamo lavorando ormai da qualche mese con un nuovo batterista, Gionata Giardina, con il quale abbiamo fatto alcuni concerti. Francesco Chebat, poi, ha espresso l’esigenza di ritornare ad essere solo il pianista: dedicandosi soltanto a una tastiera, invece che a due o tre insieme come ha fatto da sempre con la band. Questo gli consentirà di esprimersi al massimo come pianista e darci ancora più emozioni ed energia. Per questo motivo, abbiamo coinvolto, per l’immediato futuro il bassista Enrico Galetta. Qui una nostra cover con il quale ho un progetto che si chiama (Voice & Groove) ovvero voce e basso.»
Ritornando all’ascolto di ‘Times are changing’ occorre dire che molto spesso il brano-guida, prevalentemente posto all’inizio di un lavoro discografico, risulta essere la traccia di grande impatto e che offre a tutti la possibilità di esprimersi al meglio e sintetizzando il senso dell’intero cd. Il primo brano ‘Times are changing’  fa capire che sei all’ascolto di qualcosa di veramente coinvolgente. Brani significativi e avvolgenti si sono rivelati poi ‘Yes, I’m lonely’, ‘We are the lucky ones’, ‘Another night’, ‘Deviations’, ‘River Underground’ e ‘Distance’.

La nascita del gruppo

È Martha J., la voce del trio, a spiegare:
«Innanzitutto devo dire che il nome della band rappresenta chiaramente, da un lato, la nostra ricerca musicale. Un mutamento di panorami sonori e compositivi per aderire profondamente alla realtà attuale … mentre dall’altro vi è una ricerca personale, una necessità di cambiare il nostro modo rapportarci al mondo e alle altre persone o culture, considerate le cose che ci stanno accadendo intorno. Il nuovo project ti posso raccontare che, nato nel 2014, da un’idea mia e di Chebat, esplora nuove vie per la nostra musica, il che ha significato: lasciare il mondo dei brani famosi del jazz, del passato, ed esplorare le nuove tendenze come ad esempio Brad Mehldau e Mark Guiliana, Joshua Redman Elastic Band, Robert Glasper, Esbjorn Svensson… che conoscevamo e amavamo da tempo. Iniziare a scrivere brani nostri (Chebat le musiche e io i testi), immergersi in paesaggi elettronici, dove Chebat utilizza tastiere e piano elettrico e dove anche la voce si contamina, a volte, con effetti, altre volte rimane chiara e pulita, a contrasto dell’ambiente sonoro che la circonda. Inoltre l’affrontare una formazione scarna, un trio elettrico senza bassista che spinge al massimo le capacità di ognuno di noi. Il precedente batterista Marzetti ci ha accompagnato alla batteria in questo viaggio.»
La band ha cercato di esprimersi attraverso un sound che può apparire più scarno, asciutto ma dove Chebat si destreggia fra diverse tastiere occupandosi anche di suonare la parte solitamente affidata al bassista, e la batteria insegue una sorta di urban-groove molto incisivo. Per quanto riguarda la voce di Martha J., si può dire che si sia impegnata nella ricerca di una vocalità diretta, senza fronzoli e abbellimenti e molto più adatta ad un groove urbano.

Martha J. & Chebat

Martha J. ed a sinistra F. Chebat

La singer bergamasca dà inizio alla sua carriera nel 1986, esibendosi nei locali del milanese e della regione Lombardia, lo fa sia come cantante che come chitarrista. Interpreta i cantautori americani (Joni Mitchell, James Taylor, ecc.) oltre a dedicarsi al folk irlandese. Ha studiato canto lirico e moderno partecipando ai seminari jazz di Rachel Gould. Dopo una parentesi dedicata alla musica pop (che la porta a partecipare al festival di Sanremo nel 1990, a pubblicare due cd per PDU/EMI e a numerosi concerti in Italia e all’estero), dal 1999 si concentra quasi esclusivamente sul jazz collaborando con numerosi musicisti italiani e stranieri.
Chebat inizia la sua carriera da giovanissimo, destreggiandosi abilmente sul pianoforte, nei jazz club milanesi, ha poi diviso palchi con importanti musicisti del livello di Dave Weckl e molti altri. Oggi lavora con la vocalist Martha J. come pianista, compositore e arrangiatore, e ha realizzato numerosi cd sia come co-leader che come sideman.

Veloce discografia

‘No One But You’ (2008);
‘That’s It’ (2008);
‘Dance your way heaven’ (2010);
‘Harlem Nocturne’ (2012);
‘Pas de Deux’ (2014);
‘Times are changing’ (2017)

Consiglio

Ritornando ai Soul Mutation, tutto sommato e con estrema convinzione, il messaggio che parte, indirizzato a tutti è quello di avere una copia del cd della band di cui abbiamo trattato anche perché un lavoro così non può non essere presente nello spazio dedicato ai cd più interessanti. Altri lavori verranno fuori con la nuova formazione che vede, appunto il cambio di batterista con Gionata Giardina e con l’aggiunta del bassista Enrico Galetta.
I Soul Mutation are changing again!

Antonino Ianniello

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