In seguito all’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro sono stati tanti i casi eclatanti da noi denunciati, che disegnano un panorama complessivo di alternanza sfruttamento, senza diritti e tutele, non realmente formativa, molte volte anche a pagamento. Quest’ultimo è infatti il caso del Liceo “T.L. Caro” di Napoli, dove le studentesse e gli studenti e le proprie famiglie stanno subendo un vero e proprio ricatto, seppur in modo – non troppo – velato: per le classi terze e quarte era – ed è tuttora – in programma un viaggio d’istruzione a Torino tra il 29/01 e il 4/02, al costo di €373 per potervi partecipare. Al rifiuto da parte delle studentesse, degli studenti e delle famiglie di partecipare al viaggio d’istruzione per vari motivi tra i quali il costo proibitivo, le condizioni sono cambiate: per incentivare la partecipazione, si è deciso che per chi partecipa al viaggio d’istruzione vengono contate svolte le 70 ore di alternanza, chi non partecipa invece dovrà svolgere l’alternanza nei periodi successivi la fine delle lezioni a giugno e in orari extra-curriculari, come è stato comunicato in questi giorni alle famiglie degli studenti.
Le attività di alternanza per chi partecipa al viaggio d’istruzione saranno semplici visite guidate presso alcune aziende private del posto, tra le quali l’inceneritore IREN. Ci domandiamo, al netto delle altre cose, come può essere formativa una visita in un’azienda che, lucrando, sfrutta e inquina il territorio, e che rappresenta un modello di sviluppo non più sostenibile dal nostro pianeta. Vogliamo subito un codice etico per escludere le aziende che inquinano e sfruttano l’ambiente, oltre alle aziende che non presentano con dovute certificazioni la propria estraneità alle mafie.
A chi invece non può partecipare al viaggio, nonostante una possibilità di qualche contributo da discutere in consiglio, non è stata proposta un’attività alternativa, e sarà costretto a svolgere quelle ore a giugno, senza sapere quale attività e senza poter decidere modalità, tempistiche e obiettivi.
E’ un vero e proprio ricatto economico quello a cui sono sottoposti le studentesse e gli studenti coinvolti in questo progetto: pagare questa cifra impressionante e quindi farsi contare le ore di alternanza, o non farlo sapendo poi di essere costretti a svolgere qualsiasi tipo di attività anche oltre la fine della scuola?
Continueremo a monitorare i percorsi di alternanza, perché, come lo dimostrano i fatti, i provvedimenti presi agli Stati Generali dell’Alternanza al Miur, dopo le inchieste e le mobilitazioni che abbiamo fatto quest’autunno – a partire dal primo storico sciopero delle studentesse e degli studenti in alternanza del 13 ottobre, agli Stati Generali dello Sfruttamento del 24 Novembre – per porre al centro del dibattito il tema dello sfruttamento e per raccontare a tutte e tutti quello che noi studenti siamo costretti a subire tra costi, percorsi non formativi, violazione dei nostri diritti e umiliazioni, sono insufficienti. Vogliamo subito la gratuità dei percorsi di formazione e l’intera copertura dei costi, e vogliamo che l’alternanza sia fuori dal mercato del lavoro e dai processi di produzione!
Comunicato Stampa
Redazione