Ruben d’Agostino nasce a Napoli il 2 marzo del 1981. Figlio di architetti, cresce in un ambiente creativo e ricco di stimoli. Fin dall’adolescenza mostra una spiccata propensione per le arti grafiche e la costruzione di oggetti con ogni sorta di materiali.
Osserva quello che accade intorno a lui e sviluppa con il tempo un sempre maggiore senso critico verso la società che vede pian piano avvicinarsi ad un baratro, manifestando il suo disappunto in semplici schizzi, disegni o foto.
Le opere di Ruben strizzano l’occhio alla POPART, rivolgendo la propria attenzione ad oggetti, miti e linguaggi della società dei consumi.
Tuttavia, diversamente dalla POPART, il suo “popular” non è da intendersi come arte di massa, di produzione in serie, bensì come arte per il popolo.
L’artista si rivolge alla società contemporanea, in profonda crisi, senza prospettive e che guarda al passato con rancore. Nelle sue opere si scorgono i responsabili di crimini umani terrificanti e il piacere ludico della scoperta. Con animo da rigattiere, raccoglie supporti e recupera oggetti di un passato vicino, li rielabora, facendoli diventare i componenti imprescindibili delle sue opere.
Tramite il gesto, che potremmo definire “di riutilizzo”, carica gli oggetti di un significato altro, innescando associazioni molteplici nelle sue opere che a volte hanno un aspetto appetibile e rassicurante ed altre pericolosamente repulsivi.
Con il tempo, l’uso del collage e dell’assemblaggio lo conducono alla sperimentazione e alla riproduzione dei soggetti prescelti con la tecnica del calco in gesso, considerando il mero montaggio alcune volte limitante.
Nei lavori di piccole dimensioni immortala effigi partenopee e simboli del sogno americano, ibrida le immagini del cinema d’azione d’oltreoceano, della pubblicità (quella ingannevole) e della cronaca, adottando una tecnica che richiama, nel tratto nero di contorno e nei riempimenti a pieno colore, il disegno semplificato del fumetto.
Le opere di Ruben si muovono tra il nostalgico e l’ironico, tra la serenità e la catastrofe emotiva con tutta la libertà di chi non sente di dover dimostrare nulla a nessuno, se non la propria intensità espressiva.
Info: dal 24 novembre al 31 gennaio 2018
Galleria Fiorillo, via Riviera di Chiaia, Napoli
3f.arte@gmail.com
Comunicato Stampa
Redazione