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Dossier Campania in Fiamme: Criticità e Proposte, la prima tappa a Salerno

DOSSIER DEL CONVEGNO FOCUS “CAMPANIA IN FIAMME: CRITICITA’ E PROPOSTE”

Salerno, Museo Diocesano San Matteo

Venerdi 1° settembre 2017, il Convegno-Focus organizzato da Sevensalerno, sito di informazione territoriale, dal tema “Campania in Fiamme: criticità e proposte”, nella sala conferenze del Museo Diocesano a Salerno, progettato, condotto e moderato da Maria Rosaria Voccia, giornalista, direttore responsabile di Sevensalerno con il contributo di Donato Bella, giornalista, direttore del periodico Furore Costa d’Amalfi.

Un Convegno pensato per porre interrogativi e cercare soluzioni concrete e fattive al flagello dei roghi che imperversano sulla Regione, e che ha trovato grande riscontro nell’opinione pubblica.
Il primo passo di un percorso di inchiesta preteso dai cittadini residenti della Campania .
Senza nessun colore politico, chiesto dalla gente e fatto per la gente.
Il direttore del Museo Diocesano, don Luigi Aversa, ha aperto i lavori, portando i saluti dell’Arcivescovo Mons. Luigi Moretti ed introducendo il convegno con un accorato appello alla salvaguardia dell’ambiente, “casa di tutti”, dove ogni forma di vita va rispettata e salvaguardata. “Questo messaggio di solidarietà è da sempre diffuso dalla religione e dall’arte, in tutte le sue espressioni, la Chiesa orienta ognuno di noi verso un percorso intellettualmente onesto, solidale, di corresponsione e rispetto reciproco. La Natura siamo Noi tutti, non dobbiamo dimenticarlo”.

Dallo scorso 4 luglio i roghi hanno già distrutto e stanno ancora distruggendo gran parte del patrimonio boschivo e della macchia mediterranea, nonché specie animali, compromettendo anche la tenuta della fascia costiera.
A tal scopo, SEVENSALERNO ha coinvolto Esperti in vari settori ed Associazioni, sottolineando lo scopo esclusivamente sociale dell’iniziativa.

Da metà giugno ad oggi sono 26.024 gli ettari di superfici boschive andati in fumo, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016, lo abbiamo appurato. Oltre alla variabile clima, dietro i roghi ci sono soprattutto le ecomafie, è purtroppo cronaca, un dato di fatto, tutte le Regioni sono in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (AIB). Ci vuole, anzi è urgente una Legge ad hoc sugli ECOREATI. Non dimentichiamo che in quello che si definisce BIOCIDIO ci sono anche gli Animali oltre che le specie arboree, nonché l’inquinamento dell’aria causato dalle emissioni da combustione che colpiscono soggetti allergici, soprattutto bambini ed anziani. E’ auspicabile una forte e costante sinergia tra Governo Centrale, Regioni e Comuni per una prevenzione consapevole e fattiva sul Territorio.

Gli Interventi
dr. Luca Acunzo, Funzionario Responsabile AIB Regione Campania

In Campania i boschi ricoprono, secondo il Piano Forestale Generale 2009-2013 della Regione Campania, 384.395 ha, pari al 28% della superficie regionale, di cui circa il 99% di boschi alti mentre il restante è rappresentato da impianti di arboricoltura da legno.
Oltre alle formazioni boschive è importante ricordare le aree agricole, industriali, etc. dismesse, abbandonate in cui si insediano boschi di neoformazione.
I boschi della Campania, insostituibili per i beni ed i servizi ambientali che costantemente forniscono, sono soggetti a molteplici forme di degrado tra le quali il fuoco è potenzialmente il più distruttivo.
Nel periodo 1991-2016 si sono verificati in Campania 60.612 incendi che hanno complessivamente riguardato una superficie boscata di 84.648 ha.
I dati esposti farebbe pensare ad una riduzione sensibile del patrimonio boschivo regionale a causa del fuoco. Fortunatamente non è così. Infatti, alla locuzione “superficie percorsa dal fuoco” non corrisponde necessariamente la scomparsa totale di una formazione boschiva perché il passaggio del fuoco solo di rado provoca la completa distruzione del soprassuolo.
Non va infatti dimenticato che qualsiasi ecosistema possiede una ben definita resilienza, cioè capacità di superare le conseguenze di un fattore di disturbo ritornando nelle condizioni iniziali in tempi più o meno lunghi.
É inoltre utile ricordare che la gran parte degli incendi riguarda formazioni boschive, quali cedui e macchie, che hanno la capacità di ricostituire la copertura vegetale in un breve arco di tempo, che molti degli incendi si ripetono negli anni sempre sulle medesime superfici e che il fenomeno dell’estensione delle superfici forestali legato all’abbandono dei terreni agrari nelle zone più interne compensa in parte le distruzioni operate dal fuoco.
L’abbandono delle campagne, in particolare delle zone collinari e montane, ove la popolazione, impegnata in attività agricolo forestali, garantiva una migliore sorveglianza e protezione del territorio è causa dell’incremento del numero di incendi.
Sicuramente il numero d’incendi non potrà mai essere zero, ma sicuramente si può e si deve diminuire il numero tutto ciò può avvenire tramite la prevenzione con interventi periodici e meticolosi di manutenzione boschiva per asportare il combustibile vegetale presente in grandi quantità nei boschi (presenza di lettiera secca, spessa e compatta, accumulo di materiale morto di diverse dimensioni) e diminuire la continuità verticale ed orizzontale dei popolamenti, asportazione dei residui delle cure colturali e dei tagli boschivi.

Dr. Michele Buonomo, Presidente Legambiente Campania

Oltre alla variabile clima, dietro i roghi c’è soprattutto la mano pesante di ecomafiosi e piromani La Sicilia la regione più colpita con 13.052 ettari distrutti dal fuoco, Fiamme anche nelle aree protette sempre più nel mirino degli ecocriminali a partire dal Vesuvio Poca prevenzione e controlli, nella gestione roghi troppi ingiustificati ritardi a livello regionale e nazionale con una macchina organizzativa lenta e poco efficiente e conseguenze disastrose sull’ambiente Le Regioni in forte ritardo nel varare il piano antincendio boschivo (AIB). Campania e Lazio non lo hanno ancora approvato, Sicilia e Calabria lo hanno fatto solo in parte. Il Governoin ritardo sui decreti attuativi. Due i parchi con i piani antincendio scaduti. Gli incendi sono prevedibili. Governo, Regioni e Comuni si assumano le proprie responsabilità e assolvano ai già troppi ritardi accumulati fino ad ora. Più prevenzioni e controlli con la legge sugli ecoreati e si definisca una politica di adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, è negativo ed antiproducente è mettere a dimora le piantine su terreni bruciati, la legge dice che bisogna attendere minimo 5 anni e fare prima una bonifica ed una messa in sicurezza dei terreni.

Dr. Gianpiero Meo, Greenpeace Italia

L’ondata di calore di quest’ennesima, anomala, estate sta distruggendo il patrimonio ambientale italiano a ritmi preoccupanti.
Secondo dati raccolti a fine luglio erano già andati in fumo quasi 75.000 ettari del nostro Paese.
Più di quanto bruciato lo scorso anno 2016.
Le cause sono note e la “sorpresa” di troppi pare fuori luogo: azioni criminali (della criminalità organizzata o di singoli, per gesti di pura follia o di meditato calcolo) e dissesto del territorio con una manutenzione dei suoli, delle foreste e del patrimonio naturale in genere che non è all’altezza di un Paese del G7.

Dr. Gaetano Sammartino, Geologo, Presidente SIGEA Campania-Molise

Dai dati statistici si deve necessariamente ed evidentemente pervenire alla consapevolezza di attuare sul nostro territorio una prevenzione e manutenzione costante. Dopo gli incendi occorre delimitare su carte topografiche di dettaglio le aree percorse dal fuoco al fine di individuare i bacini imbriferi e le aree urbanizzate a valle, che potrebbero subire eventuali colate detritiche. Poi occorre predisporre il Piano di Protezione Civile Nazionale, in sinergia con la Protezione Civile Regionale, monitorando le piogge. Importante è inoltre sottolineare la necessità dei sistemi di allerta in presenza di forti precipitazioni che devono scattare subito, massimo entro 40 minuti. (Sistema di allarme idrogeologico immediato). Si sono ricordate come exempla le alluvioni a Sarno nel 1998 e ad Atrani nel 2010. Con questo sistema di allarme immediato, pluviometri moderni e sensori meteo collegati in rete si individua e delimita in tempo reale l’area investita dai cumulo nembi.

Dr. Davide Trezza, Associazione Giovanile Volontariato Spazio Pueblo
Il grande protagonismo popolare è, tuttora, l’unico elemento positivo di queste settimane. La sola ragione di orgoglio durante questi giorni di distruzione e devastazione della nostra terra.
Gli incendi che dopo Monte Sant’Angelo hanno colpito in maniera importante, talvolta letale, Monte Finestra e i sentieri che dall’Abbazia Benedettina portano in direzione del Santuario dell’Avvocata, sono arrivati in più occasioni a lambire le case e hanno trovato come principale avversario solo le decine e decine di uomini e donne volontari che sono riusciti ad arrestare l’avanzata delle fiamme. Tutto ciò nell’attesa, che in alcuni casi è durata anche giorni, di mezzi aerei adatti allo spegnimento delle fiamme.
Importante è stato il contributo dato da associazioni nate sul web per salire in montagna a spegnere le fiamme o di gruppi di amici affezionati a Monte Finestra o al sentiero verso l’Avvocata che sono saliti perfino di notte per frenare l’avanzata del fuoco.

Riflessioni
Dall’insieme dei contributi si evince che per l’accorpamento della Guardia Forestale all’arma dei Carabinieri gli interventi sono stati notevolmente rallentati, a volte annullati. Il tutto mentre la Riforma Madia, che ha determinato tale fusione, viene tacciata di presunta incostituzionalità in più punti (non ultima la pronuncia del TAR Abruzzo che si esprime in tal senso);
il ruolo degli operai idraulico-forestali, che spesso in questi anni abbiamo visto protestare anche per il mancato pagamento degli stipendi, viene ancora una volta mortificato in situazioni del genere. Messi alle dipendenze del microcosmo entropico delle Comunità Montane (sempre più confusionarie, sempre più clientelari), questi lavoratori vivono di contratti precari e saltuari, privi di una logica complessiva che metta al centro la salvaguardia del territorio.
il pagamento a privati di diverse migliaia di euro per ora per l’utilizzo di elicotteri per lo spegnimento dei roghi è un’altra inconcepibile trovata del “sistema di soccorso”. La prevenzione e il soccorso possono essere solo pubblici e dobbiamo muoverci affinchè d’ora in avanti tornino ad essere tali. I mezzi dell’ex Forestale fermi nei parcheggi e gli elicotteri privati in volo pagati con soldi pubblici sono lo specchio della triste condizione in cui ci troviamo.
– la quasi totale assenza di squadre di terra per lo spegnimento degli incendi è da ricercarsi nelle direttive precise della Regione di affidare ai soli Vigili del Fuoco il compito di arrivare sui sentieri. Si tratta di un corpo non addestrato e senza i mezzi adatti a ricoprire questo ruolo!
– l’enorme ritardo con cui la Regione Campania (solo a fine Luglio) ha varato il piano Antincendi Boschivi lascia trapelare forti perplessità sulle capacità politiche della giunta regionale nella gestione del patrimonio boschivo e montano delle nostre zone.
Emerge quindi con chiarezza da questo quadro come non vi sia da parte delle istituzioni regionali e statali alcuna programmazione nel sistema di intervento di prevenzione e soccorso.

Maria Rosaria Voccia

Fotoreporter Guglielmo Gambardella per Sevensalerno

     

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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