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Salerno: Fonderie Pisano, il Comitato Salute e Vita replica alla FIOM

Il Comitato e l’Associazione“Salute e Vita” con la presente nota esprimono indignazione in merito a quanto riportato nel comunicato della FIOM-CGIL sulla questione Fonderie Pisano.

“La realtà dei fatti”, per riportare le parole della sigla sindacale, è che la proprietà Pisano ha lavorato in totale spregio della legge sia per quanto riguarda le norme ambientali che della sicurezza dei lavoratori quantomeno certificato dall’ARPAC  fino al 3 ottobre 2018. Attività fuorilegge che è fonte di conseguenze nefande, che abbiamo dovuto subire, che ancora subiamo. Nonostante questi siano fatti acclarati, ancora oggi siamo costretti a convivere con un’aria irrespirabile, con le polveri e i miasmi che invadono la nostra vita quotidiana. Le nostre affermazioni sono, non semplici accuse “urlate” ma veri fatti dimostrati. Un altro fatto, sotto gli occhi di tutti è il decennale ritardo nel trasferimento della Fonderia, ritardo che  dimostra quanto la proprietà non abbia alcuna intenzione di delocalizzare lo stabilimento. Ricordiamo che lo stabilimento di fratte è uno stabilimento vetusto e di per sé inquinante perché risalente al secolo scorso e pertanto “assolutamente inadeguabile e incompatibile con il contesto urbano dove è oggi” come affermato dallo stesso comune di Salerno già nel 2006.

L’altra realtà è che la FIOM -CGIL di Salerno ha avuto un comportamento non conforme ai principi che dovrebbero muovere qualunque sindacato nella tutela della salute e delle condizioni di lavoro degli operai della Fonderia Pisano. Come ha operato questo sindacato per la tutela dei lavoratori? . Un sindacato sano avrebbe avuto a cuore prima di tutto la salute degli operai, avrebbe preteso che le norme a tutela di quest’ultima fossero rispettate, avrebbe affrontato la proprietà pretendendo una delocalizzazione già dal 2006 quando il Comune ha previsto una premialità ovvero la  possibilità di costruire 300 appartamenti, e  prima che la pessima fama dei Pisano generasse il citato, e a nostro giudizio più che condivisibile, atteggiamento di diffidenza. La diffidenza è quella che alimenta il fenomeno del NIMBY ( not in my back yard), sentimento comprensibile se espresso nei riguardi di chi ha attuato una condotta assolutamente deprecabile nei diversi anni di attività. Le dinamiche che in questi anni hanno mosso la FIOM-CGIL, unico sindacato presente in fonderia, sono a dir poco distorte. Mai una velata critica è stata mossa all’operato della dirigenza, a cui è stato sempre fedele e con cui si è sempre schierato, anzi ancora una volta siamo stupiti da queste posizioni di difesa ad oltranza dei Pisano, negando la verità. L’ultimo comunicato infatti sembra più una posizione che avrebbe potuto assumere un componente del consiglio d’amministrazione delle fonderie ma certo non un sindacato.

In particolare su quello che riteniamo sia la responsabilità più grave, la totale noncuranza verso il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, ci chiediamo cosa abbia fatto concretamente la Fiom per monitorare che all’interno della fabbrica venissero rispettate le norme per la sicurezza degli operai. Dall’accertamento dei reati che hanno portato al processo conclusosi nel 2015 con il patteggiamento per la mancata osservanza di norme per la sicurezza dei lavoratori (in cui ricordiamo la CGIL non si è costituita parte civile), alla successiva scoperta della grave mancanza del Certificato di Prevenzione Incendi.  Non una singola dichiarazione è stata rilasciata dalla CGIL in difesa dei lavoratori, non una rivendicazione a tutela dei lavoratori, anzi pur sapendo da anni  che mancava il Certificato prevenzione incendi hanno sempre taciuto sulla vicenda. Per non parlare di tutto ciò che è uscito fuori dal 2015 al 3 ottobre del 2018 ricordiamo solo alcuni accertamenti come “l’immediato pericolo per la vita e per l’ambiente “ e il pericolo “esiziale” per i lavoratori ed i cittadini.

Le responsabilità di un lavoro a singhiozzo e della mancanza di certezze per il futuro non sono di chi ha fatto emergere la verità, né di chi l’ha urlata mosso dall’esasperazione e dallo sdegno, dal dolore e dalla sofferenza, ma di chi, agendo in modo ambiguo e omertoso, si è reso complice della condotta scellerata dei Pisano.

Concludiamo comunicando la nostra volontà di manifestare alla FIOM CGIL nazionale la nostra indignazione per l’atteggiamento dei propri rappresentanti locali, e siamo pronti ad opporci con tutte le nostre forze ed in ogni sede per rendere pubblico e per inchiodare la Fiom innanzi alle proprie gravi colpe che hanno contribuito a far consumare  questa grave contrapposizione tra il diritto alla salute e il ricatto del lavoro, ribadiamo che le Fonderie di via dei Greci vanno immediatamente fermate perché obsolete inadeguabili ed incompatibili con il territorio urbano dove sono.

Il Precedente

Solo tre giorni fa, il Comitato Salute e Vita di Salerno ha espresso grande soddisfazione per la sentenza di condanna nei confronti dell’Italia, da parte della Corte Europea di Strasburgo dei diritti dell’uomo, per non aver fermato l’inquinamento   ’Ilva a Taranto, ricordiamo che

IL CASO FONDERIE PISANO E’ ARRIVA ALLA CEDU e siamo convinti e abbiamo piena fiducia di ottenere Giustizia come è successo per Taranto,  anche se per ora lo Stato italiano continua a non fare nulla per fermare tutto ciò.

Infatti, lo scorso 31 ottobre, il Comitato e Associazione Salute e Vita si è fatto promotore di un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) presentato da un gruppo di residenti di Salerno e della Valle dell’Irno (precisamente 153 famiglie )per denunciare la violazione da parte dello Stato italiano degli obblighi di protezione della vita e della salute in relazione all’inquinamento prodotto dalle Fonderie Pisano.

NON SOLO DANNI AMBIENTALI

Tra le doglianze sollevate di fronte alla CEDU dai ricorrenti − difesi dallo Studio Saccucci & Partners di Roma, lo stesso studio legale che ha vinto la storica sentenza di oggi emanata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per Taranto ed il Caso Ilva, – figura, in particolare, la violazione del loro diritto alla vita e all’integrità psico-fisica, in quanto le autorità nazionali e locali hanno omesso di adottare le misure idonee a prevenire e fronteggiare non soltanto i danni ambientali e sanitari derivanti dalle emissioni inquinanti provenienti dalle Fonderie Pisano, ma anche la vera e propria emergenza sanitaria causata dal grave inquinamento industriale prodotto dall’opificio.

I ricorrenti contestano inoltre la mancata informazione della popolazione locale dei rischi derivanti dalle emissioni delle Fonderie, nonché l’assenza di rimedi interni effettivi per opporsi alla violazione su base continuativa delle norme ambientali che incidono negativamente sul godimento della loro vita privata e familiare. Le autorità italiane hanno consentito alle Fonderie di continuare a produrre in spregio delle norme ambientali subordinando di fatto la salute dei cittadini alle esigenze produttive dell’opificio così alimentando nella comunità locale un sentimento di frustrazione, scetticismo e senso di abbandono da parte delle pubbliche autorità rispetto ad un problema percepito come grave e allarmante. Nel ribadire piena soddisfazione per questa sentenza storica che riguarda Taranto e L’Ilva , auspichiamo presto di ottenere Giustizia anche in merito alla nostra piccola Ilva di Salerno le Fonderie Pisano.

LA RICHIESTA

Trattandosi di un caso di importanza generale in cui è a rischio la vita e la salute dei ricorrenti, i legali confidano di ottenere dalla Corte di Strasburgo la trattazione urgente del ricorso ed il suo accoglimento nel merito con una sentenza “di principio” che imponga allo Stato italiano di adottare le misure necessarie a rendere la produzione delle Fonderie Pisano conforme alle disposizioni ambientali nazionali ed europee. Aspettiamo fiduciosi la condanna per il Fonderie Pisano ricorso a Straburgo corte diritti dell’Uomo

Maria Rosaria Voccia

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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