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Ravello, la magia di Villa Rufolo

Villa Rufolo è la punta di diamante dell’immenso patrimonio storico e architettonico di Ravello.

Un complesso monumentale che porta il nome della famiglia che lo ha realizzato e che nel periodo di massimo splendore, intorno al XIII secolo, contava più ambienti che i giorni dell’anno.

Di quell’immenso patrimonio , una parte è stata erosa dal tempo e dall’incuria, un’altra parte è stata recuperata e nuovi tasselli sono stati aggiunti in epoca più recente , a partire dalla preziosa opera dell’industriale scozzese Francis Nevile Reid che ne fu proprietario tra il XIX e il XX secolo .

In dieci secoli, al modello originario , sintesi perfetta e unica di architettura araba, sicula e normanna, si sono sovrapposte nuove linee, da quella più pesante dei nuovi volumi del chiostro a quella più romantica dei giardini ottocenteschi, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui gli spazi soddisfano le esigenze funzionali della Fondazione Ravello, del Ravello Festival e del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali .

Villa Rufolo è un edificio del centro storico di Ravello, comune in provincia di Salerno, che si affaccia di fronte al Duomo nella piazza del Vescovado ed il cui impianto iniziale risale al secolo XIII, con ampi rimaneggiamenti ottocenteschi.

Appartenente in origine alla potente e ricca famiglia dei Rufolo che eccelleva nei commerci (un Landolfo Rufolo è protagonista di una novella nel Decamerone del Boccaccio), passò in seguito per successione ad altri proprietari quali i Confalone, i Muscettola ed i d’Afflitto.

Intorno alla metà dell’Ottocento fu venduta allo scozzese Francis Neville Reid che ne curò un restauro generale, attribuendole l’odierna ambientazione.

Si accede alla villa grazie ad un’apertura ogivale nella Torre d’ingresso; dopo un breve viale si giunge ad uno slargo dominato dalla Torre Maggiore: quest’ultima fronteggia il campanile del duomo di Ravello e domina i terrazzamenti (superiore ed inferiore) a strapiombo sulla Costiera amalfitana e sul Golfo di Salerno che ospitano straordinari giardini fioriti per gran parte dell’anno.

Tra i locali della villa, inoltre, è da menzionare un grande cortile soprelevato simile ad un chiostro ed alcune sale adibite a museo.

Per ricordare la visita del celebre musicista Richard Wagner nel 1880 – che qui immaginò il giardino di Klingsor nel secondo atto del Parsifal – ogni anno il giardino inferiore di Villa Rufolo ospita, con successo di pubblico, i Concerti Wagneriani.

Adolf Goldschmid nel suo testo sul Castello della Fawara (Maredolce) a Palermo ritrova attinenze stilistiche tra la sala delle udienze del palazzo palermitano ed analoga sala del palazzo Rufolo. La cronologia viene quindi anticipata al XII secolo: « Verso la cappella essa si restringe di circa un metro e mezzo, perde di altezza, formando cioè una nicchia rettangolare, al cui centro si apriva la porta alla cappella e precisamente in modo che si guardava proprio sull’altare maggiore. La nicchia è coperta, sopra questa porta, da un’ingegnosa semisfera che ora è stata trasformata in una cameretta del piano superiore e così fortemente fracassata nella parte inferiore. È formata da una serie di scanalature accostate, di cui la più centrale nel segmento orizzontale è rettangolare, le altre triangolari, mentre nei due angoli, dove avviene il giunto principale alla curvatura, risulta una specie di calotta che al centro della semisfera converge con tutte le scalanature. Una tale cupola si trova ancora in altri palazzi normanni, come nell’ambiente della sorgente Menani presso Palermo (intende Uscibene ndr), e una simile nel palazzo Rufalo a Ravello »

Infine, alcuni anni addietro il più giovane allievo di Goldschmid, il prof. Koenig descriveva (con la collaborazione di Silvana Braida e Antonio Santamaura) l’aula regia del ritrovato castello di Caronia (ME) decorata in maniera simile.

Landolfo Rufolo è un commerciante di Ravello, una cittadina della Costiera amalfitana, che, nonostante sia già ricchissimo, desidera raddoppiare i suoi averi. Decide così di comprarsi una grossa nave, che riempie di mercanzie, e salpa alla volta di Cipro, dove ha intenzione di vendere i suoi prodotti.

Arrivato a destinazione, Landolfo si ritrova però a dover svendere la merce, a causa della concorrenza sfrenata che si ritrova. Pur di non tornare a casa a mani vuote, decide di vendere la sua nave e con i soldi guadagnati compra una nave corsara, più piccola, con la quale inizia a fare pirateria, attività con cui nel giro di un anno riesce a rifarsi, accumulando il doppio delle ricchezze con le quali era partito. Le sue sfortune, però, non sono finite: lungo il viaggio di ritorno una tempesta lo costringe a ripararsi nell’insenatura di un’isola, dove sono ancorate due grandi navi genovesi, i cui equipaggi, dopo averlo riconosciuto, lo accerchiano, lo derubano e lo fanno loro prigioniero. Il giorno dopo il tempo migliora e le navi genovesi riprendono il loro viaggio, ma verso sera scoppia una nuova tempesta che fa affondare l’imbarcazione in cui Landolfo è prigioniero.

Ormai sul lastrico, Landolfo, per salvarsi la vita, si aggrappa ad una cassa che prima aveva ripetutamente allontanato. In tal modo, dopo quasi tre giorni, riesce ad arrivare come naufrago sull’isola di Corfù, dove una donna lo trova, lo porta nella sua casa e si prende cura di lui. Dopo qualche giorno Landolfo, recuperate le forze, pensa che potrebbe ritornare verso casa, e per sdebitarsi con la donna che lo aveva ospitato decide di regalarle la cassa di legno. Decide però che prima la aprirà per vedere il suo contenuto.

Con suo grande stupore, aprendo la cassa, scopre di essere nuovamente ricchissimo: la cassa contiene un’infinità di pietre preziose di gran valore. Allora, furbamente, mette le pietre in un sacco e regala alla donna la sola cassa vuota. Ripartito, arriva a Trani, dove incontra dei concittadini che lo vestono, gli procurano un cavallo e lo fanno scortare fino a casa. Una volta tornato a Ravello, Landolfo vende tutte le pietre, guadagnando il doppio del denaro con cui era partito. Allora manda parte del guadagno alla donna di Corfù che lo aveva salvato e ai concittadini che lo avevano aiutato sulla via del ritorno e tiene per sé il resto. Senza più commerciare, vive onorevolmente fino alla fine della sua vita.

Maria Rosaria Voccia

Fotografie di Raffaele Evangelista per Sevensalerno

Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno
Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno
Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno
Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno

Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno
Villa Rufolo a Ravello-Foto R.Evangelista per Sevensalerno

 

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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