CronacaPolitica

Politiche 2018 alle porte: la lettura statistica dell’attività pubblica

Siamo ormai prossimi alle Politiche 2018. Manca ormai meno di un mese alla tornata elettorale ed anche stavolta è utile fare una considerazione sull’operato, almeno sulla base di dati puramente statistici, dei politici uscenti. Anche perché l’intenzione di voto matura, in molti casi, anche dalla conoscenza che l’elettore possiede dei politici (quindi dei partiti) attraverso ciò che viene raccontato del loro operato.

Tuttavia accade spesso che la lettura dei dati relativi all’impegno profuso nelle aule parlamentari non coincide talvolta con ciò che viene raccontato, eppure è il loro agire che, più di ogni altra cosa, incide sulla vita di ogni cittadino della repubblica.

Internet ci consente di approfondire, in maniera oggettiva e con la massima calma, l’attività dei politici senza alcun filtro d’opinione che ne svierebbe la lettura statistica.

Tale lettura risulterebbe essere un ottimo esercizio per valutare il loro lavoro, ben pagato, al fine di ottenere maggiori informazioni per decidere in maniera più consapevole i prossimi rappresentanti in Parlamento.

I dati successivamente esposti sono ricavati dal sito web parlamento17.openpolis.it che analizza in modo dettagliato tutta l’attività legislativa e ne esplora, attraverso l’uso dei grafici, il contenuto.

Iniziamo a vedere quanti parlamentari hanno cambiato casacca in questi 5 anni della diciassettesima legislatura: ben 535 cambi di gruppo dall’inizio della legislatura pari al 36,11% degli eletti.

Alla Camera si va da un saldo positivo di ben 43 deputati in favore di Art.1-MdP, 14 per Scelta Civica e 11 per Fratelli d’Italia fino al saldo negativo per Forza Italia con una perdita di 42 deputati, 21 deputati per il Movimento 5 Stelle, 20 per Sinistra Ecologia e Libertà e 8 deputati per il Partito Democratico.

Al Senato Alternativa Popolare ha guadagnato 23 senatori, Art.1-MdP ne ha guadagnati 16, mentre il gruppo Forza Italia-Popolo delle Libertà ne perde ben 47, il Movimento 5 Stelle ne perde 18 e il Partito Democratico 8.

Questo fenomeno è raddoppiato rispetto alla precedente legislatura ed evidenzia un problema sostanziale di rottura nel legame elettorale tra cittadini e parlamentari che andrebbe risolto partendo da una riforma dei regolamenti di camera e senato.

Tra gli eletti in Campania che hanno cambiato casacca citiamo Edmondo Cirielli e Giorgia Meloni, passati dal Misto a Fratelli d’Italia a meno di un mese dalle elezioni, Nunzia De Girolamo da Forza Italia ad Alternativa Popolare e ritorno, ed infine Rocco Buttiglione che, con un triplo salto, da Civici e Innovatori è oggi a riempire le file del gruppo Misto, passando prima per Democrazia Solidale e poi per Alternativa Popolare.

Il re degli assenti, invece, risulta essere alla camera tal Antonio Angelucci (Forza Italia) con le sue 101 presenze su 24657 votazioni pari allo 0,41%, mentre al Senato è Niccolò Ghedini (Forza Italia) con le sue 138 presenze su 18133 votazioni pari allo 0,76% di presenze.

Di contro, la deputata più presente, con 100%, è la lombarda Cinzia Maria Fontana (PD), mentre al senato è il friulano Carlo Pegorer (Art.1-MdP) con il 99,78% di presenze.

La deputata eletta in Campania più assente risulta essere Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) con solo 1270 presenze pari al 5,15% del totale. Evidentemente la sua elezione in Campidoglio e le notevoli apparizioni televisive potrebbero aver determinato questo primato. Al senato, con una percentuale di presenze pari al 41,24%, lo scettro assenteista spetta a Nitto Palma (Forza Italia).

Un altro dato interessante da evidenziare è rappresentato dal voto ribelle, ovvero il voto che è stato espresso in modo contrario al proprio gruppo parlamentare di appartenenza.

I campani più ribelli sono stati, a Montecitorio, Nunzia Di Girolamo (Forza Italia) con 1323 voti ribelli e, a Palazzo Madama, Luigi Compagna (Gruppo Federazione della Libertà) con 3810 voti ribelli (anche se in questo caso i suoi 9 cambi di casacca giustificherebbero evidentemente seri dubbi sulla propria idea politica).

Vorrei concludere dando uno sguardo all’utilizzo del voto di fiducia a cui i governi di questa legislatura hanno fatto ricorso. Dal 2013 questo strumento è stato utilizzato 104 volte: in media due volte al mese. Il governo Renzi primeggia con 66 fiducie, segue il governo Gentiloni con 28 voti di fiducia e conclude la classifica il governo Letta con 10.

In definitiva l’uso massiccio dei voti di fiducia nelle dinamiche di camera e senato è diventato ormai una prassi, con evidenti conseguenze su quantità e qualità del dibattito parlamentare.

 

Francesco Virtuoso

esperto in trasparenza amministrativa

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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