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Cellulari ai bambini? Si, no, forse

L'Esperto risponde

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La rivoluzione tecnologica  ha travolto indistintamente tutti. Non si è trattato  semplicemente di  un  incremento del  mercato ma in primo luogo di uno sconvolgimento delle menti. Pensiamo a come ci ha cambiato la vita, e non credo in meglio, l’iperconnessione costante alla rete, ai social. Abbiamo completamente invertito i codici comunicativi, ci siamo creati nuove esigenze..le chat, le notifiche; nuove forme di protagonismo, di egocentrismo, di esibizionismo.  Nuove dipendenze. Nuovi bisogni  per cui   persino Abraham Maslow si vedrebbe costretto ad  integrare la sua famosa piramide dei bisogni con la voce dispositivi tecnologici, e chissà in quale posizione.  Respiriamo Internet come ossigeno, ci cibiamo di Facebook come pane. Ormai tutte queste ‘molecole’ le abbiamo incise nel nostro DNA, nel nostro patrimonio genetico. Che si trasmette e non si smentisce. I nativi digitali sono nati con internet.  Ne vediamo  moltitudini per strada senza nemmeno  meravigliarci se al posto del biberon hanno tra le mani uno smartphone , mentre passeggiano trainati da papà e mammà nel loro bel passeggino. Probabilmente costoro sapranno smanettare sicuramente un tablet, ma non li sentiremo ancora dire  “Mamma”! Le tappe evolutive hanno subito sconvolgenti inversioni, se è vero che questi piccoli imparano a digitare sulle tastiere ancor prima di riuscire a scrivere e la stragrande maggioranza delle loro interazioni avviene in  modalità virtuale. Come a dire che il contatto fisico, il sentire,  il vedere, anche l’annusare ,  il toccare, in una parola l’esperienza vitale che è prima di ogni cosa tattile , risulta bruciata. Gli strumenti tecnologici possono essere utilizzati, non siamo qui a fare opera demolitrice, ma con parsimonia, controllo, guida e, soprattutto, attraverso un percorso Educativo. Se pensiamo soltanto che 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni, in Italia, utilizzano i cellulari dei genitori; genitori   evidentemente troppo  permissivi che  concedono i propri dispositivi ai loro piccoli per tenerli ‘buoni’, per tenerli in qualche modo occupati  fin  già dai primissimi anni  di vita. Questo approccio precocissimo all’utilizzo di dispositivi tecnologici non è salutare, non è consigliabile, non è funzionale. Con molta probabilità questi genitori non sono informati, non sanno che l’uso di tecnologie fin dalla primissima infanzia non incide negativamente solo sullo sviluppo cognitivo, ma sensibilmente anche sullo  stato di salute degli stessi.  A mio avviso sarebbe preferibile evitarne l’utilizzo prima del 3°/4°anno, cioè in quella fascia di età in cui lo si adopera come una sorta di baby sitting, per impegnare il piccolo quando non si è in grado di trovare altro a cui affidarlo. Malauguratamente una scelta del genere pone il piccolo di fronte a molteplici rischi. Parcheggiare un bimbo davanti ad un tablet,  un ‘aggeggio’ la cui accessibilità per un piccolino può esser quasi esclusivamente quella di memorizzare i tasti di accensione e spegnimento,  lo espone al rischio di isolamento. Abbiamo parlato del tablet perché è il dispositivo maggiormente utilizzato dai genitori per fasce d’età precoci, ma molte ore possono portare  i piccoli a perdere la cognizione del tempo, a diventare fruitori passivi e ad evitarsi  la possibilità di tutte una preziosa serie di esperienze tattili e sensoriali che sicuramente gioverebbero positivamente alla loro crescita. Proviamo ad accompagnare i nostri figli ad utilizzare i device tecnologici in maniera corretta. Oltre a non concederli prima del terzo anno di età è bene introdurre anche delle regole temporali e limitarne l’uso ad un massimo di un’ora  al giorno per la fascia dai 3 ai 5 anni e massimo due ore al giorno tra i 5 e gli 8 anni. Non concederlo come premio, e soprattutto utilizzare i tablet avendo cura di introdurre all’interno contenuti didattici o ludici in maniera tale  da poter svolgere tali compiti anche insieme;  può essere un momento di scambio e confronto costruttivo tra figlio e genitore.  Successivamente è bene abituare i bimbi a regolarsi con una tempistica che non superi i 30’ di utilizzo e soprattutto ricordarsi di non lasciarli mai da soli. Ma quando può ritenersi giusto concedere un cellulare ai bambini? Sono fermamente convinta che prima dell’ingresso nella scuola media possedere un cellulare sia assolutamente superfluo.

Verso gli 11 anni infatti è il momento ideale per concedere ai figli piccole grandi autonomie, come percorrere da soli il tragitto casa-scuola, avere le chiavi di casa e quindi questo appare il momento ideale per pensare all’acquisto di un cellulare, anche per rasserenare gli animi dei genitori leggermente stravolti da questa forma di ‘distacco’.

Anche qui importante la supervisione degli adulti; che vengano predisposti blocchi per controllare che non vi sia un accesso illimitato ad internet. Non  tutti sono informati e conoscono i pericoli che si nascondono in rete dove purtroppo ci si può  imbattere in siti  sicuramente sconsigliabili , pornografici, antirazziali, se non peggio. È molto facile trovarli, difficile poi perderli. Con questo non intendo criminalizzare i dispositivi ma è fondamentale educare al loro utilizzo.

E qui mi rivolgo ai genitori, agli adulti di riferimento, che svolgano il loro ruolo ed informino e formino i bambini ad un utilizzo consapevole, mostrando loro i rischi in cui si può incorrere  come anche i vantaggi a livello istruttivo e scolastico in modo che acquisiscano un’ autonomia tale da essere sempre liberi di scegliere come,  quando e quanto utilizzarli e non farsene invece catturare.

Effetti negativi si riscontrano sul versante dell’apprendimento. Infatti lo schermo con touch interferisce sullo sviluppo cognitivo perché, come già detto, servono  esperienze tattili e sensoriali per affinare il pensiero. Trascorrere molte ore con uno schermo innanzi può comportare problemi relazionali e difficoltà di concentrazione. Senza contare che stare spaparanzati troppo tempo senza muoversi è correlato ad incremento dei casi di obesità nei fanciulli ed a problematiche correlate al ritmo sonno/veglia.

Molti bambini che utilizzano cellulari ed altro ma anche semplicemente coloro che hanno la TV in camera tra 2 e 4 anni hanno difficoltà ad addormentarsi , incubi, sonno interrotto etc. Inoltre la SIP ( Società Italiana di Pediatria) ha messo in guardia anche rispetto alle ricadute sullo stato di salute. Per esempio si riscontrano disturbi a carico della vista.  Molti ragazzi lamentano secchezza oculare fino ad arrivare, in casi estremi,  a  problemi di strabismo. Molte casistiche riguardano  anche l’udito, con percezione alterata  dei suoni e difficoltà di linguaggio. Senza parlare  dell’aumento dei casi di depressione infantile, ansia, disturbi dell’attaccamento, psicosi, correlati sempre ad utilizzo eccessivo di tecnologia.

Certo se ben utilizzati, anche questi strumenti possono avere il loro ruolo funzionale e formativo. Pensiamo ad alcune tecniche  come la mobile  learning che permette  di studiare anche durante tempi morti. Recenti studi  sul ruolo didattico dei dispostivi tecnologici  hanno rilevato come ragazzi che normalmente li utilizzano a scopi didattici  ottengano risultati superiori in  varie prove a cui vengono sottoposti.

Quindi, se ben utilizzati, anche questi strumenti possono avere  un valore formativo.

Certo ricordiamoci sempre però che i genitori  maggiormente ‘presi’  dalle  tecnologie  sono lontani dai figli. Quando manca l’attaccamento genitoriale i bambini possono aggrapparsi ai dispositivi elettronici per sopperire a mancanze e diventarne, successivamente,  dipendenti.

Teniamolo presente ogni volta che accendiamo il nostro smartphone, e valutiamo se, in alternativa, non sia preferibile, di gran lunga, un buon libro.

Sonia Sellitto
Pedagogista,, Formatore, Councelor

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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