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Psicologia: Come riconoscere l’ansia

Per comprendere e riconoscere pienamente cos’è l’ansia occorre partire dal dato di fatto che si tratta di un’emozione iscritta nel nostro corredo neurobiologico naturale. La sua funzione principale è quella di anticipare la percezione di un eventuale pericolo prima ancora che quest’ultimo sopraggiunga, mettendo in moto specifiche risposte fisiologiche che spingono da un lato all’esplorazione dell’ambiente per identificare la possibile fonte del pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall’altro, quando necessario alla sopravvivenza, all’ evitamento e alla eventuale fuga dal pericolo stesso.

L’ansia è quindi un’emozione fondamentale del tutto spontanea ed involontaria, che ha la funzione di proteggerci dalle minacce esterne, preparandoci all’azione e contemporaneamente motivandoci all’interazione con il mondo circostante.

In diversi casi, il motore motivazionale delle nostre azioni è proprio un substrato funzionale di ansia (un esempio calzante può essere quello dell’ansia “da prestazione” per un esame o per qualsiasi altro tipo di prova), la quale spinge alla realizzazione di un compito o di un impegno, per poi rientrare nei parametri di “normalità” dopo la realizzazione del “compito”. Nella stessa misura, anche un’azione apparentemente banale come quella di uscire di casa in tempo per prendere l’autobus fallirebbe miseramente se fosse esente da ansia.

Questi tipi di ansia, come abbiamo visto, sono costruttivi, ovvero risultano funzionali alla nostra sopravvivenza. Sono dunque fattori di crescita e sviluppo della personalità che forniscono stimoli e motivazione all’accrescimento. L’ansia può nascere anche dai ricordi o dalle emozioni, da una elaborazione di quello che ci è successo in passato o dalla proiezione di ciò che potrà accaderci in futuro.

Inoltre, esiste una forma di ansia del tutto sconosciuta e “maldestra”, che proviene dall’inconscio (per Freud risultato di un conflitto tra un impulso ritenuto inaccettabile e il divieto della coscienza), difficile da razionalizzare e che ci attanaglia perché sfugge ad ogni identificazione.

L’ansia diventa disfunzionale, perciò, quando compare in assenza di uno stimolo reale e risulta ingestibile per la persona che la vive. Quando il livello di ansia è  sproporzionato rispetto al rischio e alla gravità del possibile pericolo e se permane anche quando non esiste più un pericolo oggettivo, la reazione è considerata non funzionale (Beck, 1985).

L’ansia disfunzionale o disadattiva (di stress) compromette le relazioni con l’ambiente e ostacola l’adattamento compromettendo il benessere dell’individuo.

Il soggetto vive in un costante stato di allarme che procura facile affaticabilità, agitazione, irritabilità, disturbi del sonno, ecc. La sintomatologia se non arginata tende ad accrescersi sempre più, pertanto dall’insorgenza possono trascorrere molti anni fino a quando il soggetto decida di intraprendere un percorso psicoterapico. Sintomi fisici provocano sofferenza e possono comportare compromissione della sfera socio-lavorativa. In relazione alla gravità del problema è opportuno rivolgersi al medico di base il quale saprà consigliare, ove ritenuto opportuno, una terapia farmacologica o l’invio ad uno specialista.

E’ importante richiedere una visita psicologica al seguito della quale lo specialista potrà indicare se intraprendere una psicoterapia e l’orientamento adeguato di essa.

Dr. Andrea De Simone, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta

Maria Rosaria Voccia

Giornalista, editore e direttore responsabile di www.sevensalerno.it e di www.7network.it. Storico dell'Arte, sono cittadina del mondo, amo la vita, l'arte, il mare, i gatti... Esperta in giornalismo eco ambientale, tecnico di ingegneria naturalistica, autrice del Format Campania in Fiamme: Criticità & Proposte, mi impegno nelle e per le campagne eco ambientaliste perché desidero un mondo migliore, per noi e per i nostri figli. Sono progettista culturale, ideatrice di Format, organizzatrice e curatrice di eventi.

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